Cannabis light, la guerra di Salvini: “Mai vicino alle scuole”. Più controlli in arrivo

Più informazioni su

Cannabis light, la guerra di Salvini: “Mai vicino alle scuole”. La campagna è partita: tre negozi che vendono canapa light sono stati chiusi dalla polizia nelle Marche e i titolari sono stati denunciati per spaccio di sostanze stupefacenti. Conta poco se si tratta di attività commerciali aperte sulla base di una legge. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato guerra a chiunque faccia affari con i prodotti derivati dalla mariujana, perché – dice – «va contrastata la droga che fa male ai nostri figli». E ha emesso una direttiva che fissa nuove regole.

LE INFIORESCENZE
Punti principali del documento sono le infiorescenze della canapa, «impropriamente pubblicizzata come consentita dalla legge n. 242/2016». Per il leader leghista è fondamentale che venga fatto uno screening sul territorio e venga accertato se questi negozi si trovino in zone considerate sensibili, ovvero vicini «a scuole, ospedali, centri sportivi, parchi giochi, e, più in generale, tutti quei luoghi affollati e di maggiore aggregazione, soprattutto giovanile». Con particolare attenzione agli shop di prossima apertura per i quali viene data come indicazione «una distanza di almeno 500 metri» dai luoghi indicati come a potenziale rischio. Qualcosa che ripercorra un sistema già adottato per le sale da gioco, perché – viene spiegato – «il consumo delle cosiddette droghe leggere rappresenta spesso un viatico per l’assunzione di quelle pesanti».

Insomma, la guerra è cominciata. E con questa la polemica politica interna al governo. Salvini ha chiesto al senatore dei 5 stelle Mantero di ritirare la proposta sulla droga libera, scongiurando il rischio – dice – di «uno Stato spacciatore». Però al suo invito ha risposto in modo secco il premier Conte: «Ho un’agenda con un’ordine del giorno molto fitto, la chiusura di questo tipo di negozi non è all’ordine del giorno». Ancora più pungente Di Maio: «Oltre a fare questo – ha affermato riferendosi al collega – lo pregherei anche di chiudere le piazze di spaccio della camorra e della mafia».

L’ordinanza emessa per i tre negozi dal questore Antonio Pignataro, potrebbe essere solo l’inizio della crociata. A Macerata e dintorni le motivazioni per l’apposizione dei sigilli sono state il superamento della quantità di Thc, la sostanza psicoattiva usata per trattare la pianta. Una decisione che è piaciuta a Salvini, tanto da fargli dire che «il modello Macerata potrà essere replicato con successo in tutta Italia». «Gli spacciatori non li voglio – ha aggiunto – la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto». E ha alzato il tiro: «Se bisogna legalizzare o liberalizzare qualcosa, parliamo invece della prostituzione».

LA COLTIVAZIONE
E mentre Macerata avvia la battaglia, da Torino arriva una risposta dai toni ben diversi: il consiglio comunale a prevalenza 5 stelle dà il via alla coltivazione della cannabis a scopo terapeutico su proprietà comunali. Anche se nello stesso capoluogo piemontese è stato pure deciso di annullare il Festival internazionale della Canapa, in programma dal 17 al 19 maggio al Pala Alpitour. Una scelta dovuta proprio alle dichiarazioni del ministro, che hanno spinto diversi espositori a dare forfait. A Roma, invece, qualcuno ha rilanciato e non ha rinunciato alla sfilata, come avviene da 19 anni, per dire «sì alla legalizzazione» e «no al proibizionismo». Senza contare che sono volati gli stracci anche all’interno dello stesso Viminale, con scintille tra i funzionari gialloverdi. «Non vedo per quale motivo i negozi vadano chiusi – ha dichiarato il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, in quota 5s – Lo Stato deve stare vicino alle piccole e medie imprese». Gli ha risposto l’omologo leghista, Stefano Candiani: «Se dovessimo lasciare fare a chi la vede come lui ci troveremmo presto i cannaioli al posto dei caldarrostai nelle piazze d’Italia».

Più informazioni su

Commenti

Translate »