IL CASO
«Andassero a lavorare»
Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) condanna l’assalto di lunedì dei sinti al municipio. Via agli incontri col Comune
«Andassero a lavorare come tutti i cittadini italiani che ogni mese fanno sacrifici per pagare un affitto o un mutuo!». Esplicita, non c’è dubbio. A scriverlo sul suo profilo Facebook è la presidente nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Si rivolge ai sinti che, dopo lo sgombero da via Lazzaretto, «protestano al Comune spaccando finestre e lanciando bottiglie».
Si riferisce ai fatti – gravi – del 31 dicembre. Sui quali sono già intervenuti alcuni rappresentanti della comunità nomade gallaratese definendoli «uno sfogo dovuto all’esasperazione». Atti violenti. E da condannare.
PERSEGUIRE I RESPONSABILI
Su questi episodi torna anche il deputato leghista, nonché segretario provinciale del partito, Matteo Bianchi: «Lo dico da sindaco: non esiste che succedano cose del genere. E chiedo che intervenga la magistratura. Esprimo la mia solidarietà a Cassani: chi lotta per i propri concittadini, non si lascerà mai intimorire da queste minacce ma devo dire che abbiamo assistito a uno spettacolo surreale, con minacce inaccettabili contro le istituzioni, accompagnate da un vero e proprio assalto al palazzo comunale».
«L’augurio - aggiunge - è che con il nuovo anno scene del genere non debbano più ripetersi. E i responsabili siano perseguiti secondo la legge».
Il deputato si fa delle domande e si farà carico di capire, anche per riferirlo al ministro degli interni Matteo Salvini, se ci sia stata una qualche forma di inerzia rispetto a quanto accaduto.
«Un cittadino qualsiasi che avesse compiuto un gesto del genere credo che avrebbe ricevuto ben altra attenzione - ne è convinto Matteo Bianchi - non esiste che per chiedere una casa si arrivi a tirare delle bottiglie contro il palazzo comunale».
PRESIDIO SOTTO IL MUNICIPIO
Dal primo gennaio, invece, i sinti sono in presidio in piazza Libertà per protestare - pacificamente - dopo lo sgombero dal campo di via Lazzaretto e per sollecitare una soluzione. Che, al momento, appare lontana.
Il freddo si fa sentire. Il vento soffia forte ma le famiglie dei sinti sono quasi tutte lì. Ci sono i genitori e c’è anche qualche bambino, quelli che stanno bene perché sono parecchi i bimbi con l’influenza, se non con la bronchite.
I problemi maggiori di questi sballottamenti sono per loro e per gli anziani. Per esempio per il capostipite Vitaliano Ferrari.
Vitaliano come sta vivendo questo momento?
«Malissimo».
Dove dorme, come ha passato la notte?
«Dove capita, in macchina. Sono tre giorni che non posso nemmeno lavarmi».
Si sarebbe mai aspettato, a più di ottant’anni, di arrivare a tanto?
«Per niente, io sono un cittadino di Gallarate. I miei figli, i miei nipoti sono sinti di Gallarate. Cosa abbiamo fatto di male a questo sindaco per trattarci così? Perché ce l’ha con noi? Non siamo delle bestie. Siamo uomini e donne».
Qual è la sua richiesta in questo momento?
«Lasciarci in pace, darci un piccolo terreno dove vivere, avere il nostro posto dove stare io, i miei figli e tutta la mia gente. Noi siamo gallaratesi. La mia zia era del 1907. Sono più di cent’anni che noi siamo qui, questo forse il sindaco non lo sa».
DUE BIMBI IN OSPEDALE
Sullo stato di salute della comunità e sulle speranze dei nomadi informa Pino, un punto di riferimento per tutti.
Come stanno i bambini?
«Tanti sono malati e due li abbiamo portati in ospedale. Soffrono il freddo».
Quanto potrete resistere in questa situazione?
«Resistere è dura, però ce la faremo. Andiamo avanti finché il sindaco non ci vorrà ascoltare. Saremo qua tutti i giorni sotto il Comune».
Oggi inizieranno gli incontri per trovare una soluzione.
«Certo, quattro famiglie alla volta andranno in Comune. Vediamo. Io ho l’incontro alle 10».
Avete fiducia?
«La fiducia c’è sempre ma noi non molleremo il presidio finché non ci verrà dato un posto. Se ci vorrà un anno, noi staremo qui un anno. Anche se piove e se nevica. Noi non abbiamo paura di niente, rivendichiamo i nostri diritti e chiediamo di poter vivere in pace».
La gente si ferma al presidio, vi chiede qualcosa?
«Ci chiede come mai, perché non si trova una soluzione. Bisogna domandarlo al sindaco, gli rispondiamo, non a noi. Ma la gente è solidale con noi».
C’è più solidarietà o più fastidio nei vostri confronti?
«Da quando sono qua fastidio non ne ho percepito. Quelli che sono passati da qui erano dispiaciuti a vedere i bambini al freddo, in mezzo a una strada. Il resto dei cittadini non lo so».
A chi si sente di dire grazie comunque, in questo mese successivo allo sgombero?
«Le associazioni ci sono sempre vicine, le Acli, anche se di concreto non possono fare un granché ma sono qui con noi fisicamente».
E la Chiesa?
«La Chiesa non si è vista, anzi. Sono tre giorni che siamo qua e non si è visto un prete, non si è visto nessuno. Una decina di giorni fa è venuto il prevosto di Gallarate a trovarci in albergo. Ha detto che avrebbe fatto qualcosa ma non si è più fatto vivo, non si è più fatto trovare, non si è più sentito».
LA STRADA DEL DIALOGO
Da oggi, giovedì 3 gennaio, iniziano a Palazzo Broletto gli incontri per «formalizzazione di richiesta di intervento sociale». Nell’inviare la lettera con gli appuntamenti il dirigente del settore Servizi sociali Michele Colombo segnala «l’opportunità che cessi il presidio nei pressi della sede municipale». Consiglio che l’avvocato dei sinti Pietro Romano ha rispedito al mittente.
Intanto l’ex assessore Cinzia Colombo, rappresentante della Rete delle Associazioni, dopo le punzecchiature leghiste, condanna i fatti violenti del giorno di San Silvestro: «Già solo le immagini la dicono tutta sul mio comportamento: davanti ai vigili, spalle al Comune».
Ma non può mancare di ricordare come si è arrivati a questo punto: «L’amministrazione comunale ha deciso di distruggere le case di alcuni suoi concittadini. Dopo un mese nuovamente li ha messi in strada, bambini e ottantenni compresi. È stato un gesto disumano e irresponsabile, oltre che costoso per le tasche di tutti noi».
Ora, forse, si apre la strada del dialogo: «È la strada giusta, che andava intrapresa subito. Non serve il disordine per creare l’ordine, come aveva dichiarato il sindaco. Serve piuttosto la volontà, la capacità, il coraggio di cercare le soluzioni, da parte di tutti nel rispetto delle leggi, e prima ancora dell’umanità delle persone. Delle persone tutte: di un sindaco che non può essere insultato, delle famiglie sinte che non possono essere trattate come ormai, per fortuna, non si accetta più di trattare neanche gli animali».
Silvestro Pascarella
© Riproduzione Riservata