L’INDAGINE
Cartorama: manette a un varesino
Bancarotta e frode fiscale: arrestato a Malpensa dalla guardia di finanza mentre rientrava dal Sudafrica
La Guardia di finanza di Como ha eseguito nelle scorse settimane un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per bancarotta fraudolenta e ricorso abusivo di credito nei confronti di un imprenditore di 52 anni, residente a Varese ma di fatto domiciliato in Sudafrica, indagato nell’inchiesta sul fallimento e la bancarotta del gruppo Cartorama, che operava nel settore del commercio di prodotti di cartoleria e cancelleria. Nel 2015, dalla sede di Turate, furono lasciati a casa 43 lavoratori.
La notizia è stata resa nota oggi, venerdì 31 maggio.
L’imprenditore è stato fermato all’aeroporto di Malpensa al suo rientro in Italia. L'uomo è ritenuto l’amministratore di fatto del gruppo nonché l'ideatore di una maxifrode fiscale che avrebbe fruttato una distrazione patrimoniale di 27 milioni di euro.
L’amministratore di diritto, un uomo di 67 anni di Lomazzo, pure lui domiciliato in Sudafrica, era già stato arrestato in febbraio.
Secondo la Guardia di finanza, gli indagati avrebbero strumentalizzato in maniera fraudolenta la ricapitalizzazione della società, effettuata mediante un’operazione bancaria di “Leverage buy out”, cioè di acquisto mediante indebitamento verso terzi.
L’operazione era stata realizzata prima con la creazione di una nuova società, successivamente, la newco, ricevuto il finanziamento da un consorzio di banche, aveva acquistato le quote della vecchia società, divenendone proprietaria.
Infine, l’operazione si era conclusa con una “fusione inversa” che ha comportato l’accollo alla ricostituita Gruppo Cartorama Srl di un debito di 53 milioni di euro, pari al finanziamento concesso.
Gli indagati avrebbero quindi eseguito operazioni commerciali fittizie per oltre 5 milioni di euro, finalizzate a gonfiare artificiosamente il fatturato.
Inoltre sarebbero state effettuate operazioni distruttive a danno della fallita, tra cui l'acquisizione di una società logistica di diritto per un corrispettivo sproporzionato rispetto al valore reale e un «massiccio finanziamento» a una società controllata con sede a Hong Kong, anch’essa riconducibile al principale indagato.
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