IL PROCESSO
«La amavo profondamente»
Omicidi in corsia, Cazzaniga parla al passato di Laura Taroni: «Ma non sapevo che avesse ucciso suo marito»
«Provavo per lei un amore estremamente profondo. Parlo al passato, sì. Perché da almeno sette mesi l’ombra di Laura si allunga nei miei pensieri e mi crea dolore, ma ormai sono libero da quel sentimento».
Ieri, venerdì 15 marzo, in aula la parola è tornata all’ex viceprimario del pronto soccorso Leonardo Cazzaniga.
Tema dell’udienza, gli omicidi che avrebbe commesso “in casa” dell’amante Laura Taroni.
Posta la sua posizione difensiva, l’imputato ha fornito un’analisi molto razionale della parabola del loro amore.
Un amore che lei ha tradito quando, davanti agli inquirenti, ha chiamato in correità il medico.
«Ho fatto una rivalutazione prospettica sui suoi comportamenti. L’amore era solo unidirezionale. Ero accecato, ho commesso un errore a crederle, non avrei dovuto farlo».
La pietra tombale sulla loro relazione l’ha messa un’intercettazione che ha scoperto durante la detenzione, leggendo le carte processuali.
«Se viene a vivere qui mi taglio le vene», si era sfogata Taroni parlando al telefono con un’amica.
L’ex infermiera è stata condannata in primo grado a trent’anni per l’omicidio del marito Massimo Guerra e della madre, Maria Rita Clerici. Assolta invece per l’iniezione letale al suocero Luciano.
Cazzaniga ieri ha provato a convincere la Corte d’Assise di essere stato sempre all’oscuro dei propositi di Laura.
«Lei riusciva a dire e non dire, faceva apparire verosimile l’inverosimile, l’ho capito solo adesso perché all’epoca ero innamorato e tendevo a proteggerla», ha ammesso. Precisando però di essere stato certo che Massimo «fosse morto per cause naturali».
E questo nonostante lui stesso fosse al corrente dello stillicidio di metformina e entumin a cui la donna sottoponeva il marito «per ridurne le capacità di nuocerle».
Per sua stessa ammissione, Laura gli aveva proposto di formulare una falsa diagnosi di diabete; Cazzaniga addirittura ha confermato di aver dato il suo sangue per poter alterare le provette di Massimo, addizionandole con il glucosato.
Il pubblico ministero Maria Cristina Ria e la stessa presidente Renata Peragallo lo hanno incalzato per tutto il giorno.
«Ci scusi dottore, lei è un uomo intelligente, lo ha detto lei stesso. Sapeva della somministrazione dei farmaci e della falsità della malattia e ha creduto alle parole di Laura? Non chiedeva spiegazioni?».
L’ex viceprimario ha continuato a respingere gli interrogativi dicendo: «Laura era brava a non rispondere o a dare spiegazioni vaghe. E poi ero sicuro che quei farmaci non avrebbero mai provocato un danno irreparabile».
Allora la Procura è passata all’artiglieria pesante, facendo risuonare in aula intercettazioni piuttosto chiare: «Io ho commesso un peccato mortale, non posso venirne fuori, ma le suore...», dice Laura facendo conversazione sui massimi sistemi.
A che cosa alludeva?
Cazzaniga ha dato la sua spiegazione: «Credevo si riferisse all’avvelenamento di due cani».
E come uscire dalla captazione più esplicita, in cui l’imputato commenta il fenomeno della prostituzione e dice all’amante: «Questo sì che meriterebbe uno sterminio, altro che l’omicidio di tuo marito, perdonami per il paragone»?
Cazzaniga, mantenendo una calma serafica, ha risposto: «C’erano voci, avevo sentito delle indagini».
Chiuso il capitolo di Massimo Guerra, la corte ha affrontato quello del padre Luciano.
Solo Cazzaniga risponde del suo decesso e ieri il pm gli ha sottoposto un’intercettazione ambientale registrata in carcere, in cui con madre, padre un po’ sordo e sorella parla della riesumazione del corpo dell’anziano.
«Lo so cosa troveranno, ho letto le accuse».
«Ti ha fregato bene Laura», commenta la sorella.
«C’è poco da fregarmi, non c’è la modalità».
Il medico - stanco e provato dalla giornata di deposizione, così come stanchi si sono dichiarati tutti in aula - ha riferito un dettaglio boomerang. Il giorno in cui morì il suocero di Laura, lei lo chiamò chiedendo aiuto «perché nessuno stava facendo niente».
Sicché lui prese una siringa, la caricò di midazolam, gliela mise in mano e pronunciò una frase solenne: «Tieni, fa quello che ritieni giusto».
Poi ha precisato: «Laura mi disse di non averla usata».
Dichiarazioni che ora vanno soppesate. Cazzaniga riprenderà a parlare lunedì 18 marzo.
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