IL CASO
Moschea: non si chiude la porta
Il Comune dopo la sentenza del Tar: «Prosegue il dialogo con tutte le religioni»
Una nuova moschea a Varese è ancora possibile. La sentenza del Tribunale amministrativo regionale - che negli scorsi giorni ha bocciato un ricorso sul tema presentato nel 2014 dalla comunità islamica cittadina contro il Piano di governo del territorio dell’allora giunta Fontana - ha chiuso infatti il caso solo per quanto riguarda l’aspetto giudiziario della vicenda, senza cambiare però la sostanza del problema.
A confermarlo è l’assessore alla pianificazione territoriale nella giunta di Palazzo Estense Andrea Civati: «Tutto è legato - afferma l’esponente del Pd - al nuovo Piano delle attrezzature religiose. La nostra amministrazione ha, con la comunità islamica, un buon rapporto, così come lo ha con i rappresentanti di tutte le confessioni religiose. Ne abbiamo parlato, certo, ma senza entrare troppo nel merito. Per approfondire l’argomento mancano infatti alcuni passaggi istituzionali».
Per capire quali essi siano serve tornare indietro di quattro anni, quando la Regione Lombardia stabilì che per l’insediamento di nuovi edifici di culto fosse necessaria da parte dei Comuni l’adozione di uno specifico Piano delle attrezzature religiose. Il documento è di fatto uno strumento accessorio del Pgt e quest’ultimo a Varese non è più stato corretto dopo l’entrata in vigore nel 2014.
La modifica voluta da Palazzo Lombardia ha poi dato il via, la scorsa primavera, a una mappatura delle strutture religiose presenti in città e a un confronto con enti, associazioni e rappresentanti delle diverse confessioni; incontri cui ha partecipato anche l’Unione delle comunità islamiche varesine.
Secondo il Tar le novità intercorse hanno di fatto superato la richiesta di annullamento del Pgt, che è stata quindi giudicata priva di interesse. Se la trafila giudiziaria è stata così chiusa, quella politica si riaprirà non appena Palazzo Estense metterà mano al nuovo Piano di governo del territorio.
«Non mi risultano novità - ha dichiarato il portavoce della comunità islamica Giorgio Stabilini - né conosco i tempi delle prossime mosse perché ogni Comune ha i propri».
La scaletta temporale è all’attenzione dell’assessore Civati: «La fase di confronto con le confessioni religiose presenti in città si è conclusa nella seconda metà dello scorso anno. Abbiamo ascoltato tutti i suggerimenti e le loro richieste. Ora, per il nostro Pgt, stiamo attendendo il Piano territoriale regionale, approvato a Milano a metà dicembre ma non ancora pubblicato.
Dovrebbe essere reso noto a marzo e a quel punto poi potremo avviare anche noi la revisione del nostro strumento urbanistico». I tempi non sono ancora maturi, ma in futuro tutto è possibile: «Da parte nostra - ha concluso Civati - c’è un approccio che fa del dialogo con tutti il suo fondamento. Ogni confessione religiosa ci ha dato la sua visione, arriveremo a una sintesi».
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