Papa Francesco all’Angelus: Vanità, avarizia e superbia rovinano la vita dell’uomo

“Visitare gli orfani e le vedove significa praticare la carità verso il prossimo".

di Maurizio Pizzuto
Domenica 02 Settembre 2018
Città del Vaticano - 02 set 2018 (Prima Pagina News)

“Visitare gli orfani e le vedove significa praticare la carità verso il prossimo".

Straordinaria affermazione del Santo Padre questa mattina in Piazza San Pietro al momento della celebrazione dell’Angelus: “Anche oggi il Signore – dice il Pontefice-ci invita a fuggire il pericolo di dare più importanza alla forma che alla sostanza.

Ci chiama a riconoscere, sempre di nuovo, quello che è il vero centro dell’esperienza di fede, cioè l’amore di Dio e l’amore del prossimo, purificandola dall’ipocrisia del legalismo e del ritualismo.Il messaggio del Vangelo oggi è rinforzato anche dalla voce dell’Apostolo Giacomo, che ci dice in sintesi come dev’essere la vera religione, e dice così: la vera religione è «visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo”

Per Francesco non ci sono dubbi: “Visitare gli orfani e le vedove significa praticare la carità verso il prossimo a partire dalle persone più bisognose, più fragili, più ai margini. Sono le persone delle quali Dio si prende cura in modo speciale, e chiede a noi di fare altrettanto”.Non lasciarsi contaminare da questo mondo – sottolinea Francesco- non vuol dire isolarsi e chiudersi alla realtà. No. Anche qui non dev’essere un atteggiamento esteriore ma interiore, di sostanza: significa vigilare perché il nostro modo di pensare e di agire non sia inquinato dalla mentalità mondana, ossia dalla vanità, dall’avarizia, dalla superbia. In realtà, un uomo o una donna che vive nella vanità, nell’avarizia, nella superbia e nello stesso tempo crede e si fa vedere come religioso e addirittura arriva a condannare gli altri, è un ipocrita”. Poi la conclusione: “Facciamo un esame di coscienza per vedere come accogliamo la Parola di Dio. Alla domenica la ascoltiamo nella Messa. Se la ascoltiamo in modo distratto o superficiale, essa non ci servirà molto. Dobbiamo, invece, accogliere la Parola con mente e cuore aperti, come un terreno buono, in modo che sia assimilata e porti frutto nella vita concreta. Gesù dice che la Parola di Dio è come il grano, è un seme che deve crescere nelle opere concrete. Così la Parola stessa ci purifica il cuore e le azioni e il nostro rapporto con Dio e con gli altri viene liberato dall’ipocrisia”.M.P.


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