Termoli

La satira sferzante di Bottura e Bonacina trascina la piazza dell’Aut Aut, i bersagli siamo tutti noi

Il primo dei tre appuntamenti di agosto dell'Aut Aut festival ha ospitato gli autori satirici Luca Bottura - giornalista, conduttore radiofonico e autore televisivo - e Davide Bonacina del collettivo 'Il terzo segreto di satira'. Pubblico numeroso e risate a profusione hanno decretato il successo della serata.

La satira, si sa, non si ferma mai. Anche in questi giorni difficili, per l’Italia e per il Molise, non si può e non si deve smettere di ridere e di guardare avanti.

La curatrice del festival, Valentina Fauzia, lo ha ricordato subito – prima di invitare gli ospiti a salire sul palco – al numeroso pubblico accorso in piazza Duomo a Termoli ieri, 17 agosto, per godere di una serata tutta da ridere ma anche da pensare, come migliore tradizione satirica vuole.

Aut aut  Bottura piazza

L’Aut Aut festival, nella sua prima delle tre serate di agosto, ha ospitato due che sanno di cosa si parla riguardo al tema ‘satira’. Luca Bottura, giornalista, conduttore radiofonico e autore televisivo italiano, e Davide Bonacina del collettivo di video maker milanesi ‘Il terzo segreto di satira’, che tra battute sferzanti e proiezioni di video satirici hanno discusso insieme alla presentatrice dell’evento di cosa sia la satira e del senso che assume ai giorni d’oggi.

Bottura, già ospite in una precedente edizione del festival per presentare, insieme all’autore Enzo Luongo, il volume ‘Il Molise non esiste’, sdrammatizza subito: “Non è che c’era bisogno del terremoto per dimostrare il contrario”, e non risparmia una ‘tiratina’ al Tg1 che “dice cazzate” sul Borgo Vecchio transennato e inagibile.

Ma il bersaglio del ‘satiro’, è noto, è la classe politica. Ce n’è per tutti, dai 5 Stelle alla Lega, da Berlusconi al Pd. E i bersagli, ha sottolineato Bottura, sono più o meno autoironici. “Quelli del Pd sono i più autoironici, al limite del masochismo”. Diciamo che “si divertono ad essere presi per il culo”. Non così per i pentastellati per i quali la pungente ironia è un nervo scoperto e ad ogni celia rispondono con un automatico “E allora il Pd?”. Ma la produzione satirica di Bottura così come quella del ‘Terzo segreto’ è, proprio in quanto satira, un motteggio che non risparmia nessuno dei ‘potenti’ e che non deve rivolgersi sempre agli stessi, tantomeno deve essere prevedibile. Se la comicità è popolare, la satira lo è assai raramente e guai ad esserlo. “La satira dice cose impopolari che contrastano il senso comune. I ‘pagliacci’ hanno il coraggio di farlo a differenza dei politici che non lo fanno più”, commenta semiserio Bottura che cita a supporto Manzoni, definito un noto autore satirico di tempo fa che scrisse Centovetrine. “Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Chi insegue il senso comune cerca il consenso e non è questo che deve fare l’autore satirico.

Ma le invettive sono rivolte a noi stessi che “non siamo mai cambiati” anche se spostiamo e neghiamo la nostra appartenenza politica a seconda dell’opportunità. “Io berlusconiano? Mai stato” oppure “Io dei 5Stelle? Mai votati in vita mia”. Ma qualcuno li avrà pur votati? E allora l’autore satirico è colui che prova ad avere più memoria degli smemorati, elettori ed eletti, e incrocia le incongruenze. Come quelle di Di Maio e dei suoi stravolgimenti di pensiero che, in un irriverente video presentato da Bonacina, vengono alla luce in una parodia sulla falsariga del film Memento in cui un uomo è soggetto a continue amnesie. E così l’attuale Ministro del Lavoro afferma e rinnega le sue opinioni, alleanza con Salvini su tutte. D’obbligo la canzonatura al Ministro dell’Interno che, mutando il nome del suo partito da Lega Nord a Lega, ha rinnegato le sue origini politiche. “Si sposta sempre più a Sud, prima o poi farà un partito contro i pinguini”.

Una nota anche sui social e sulla deriva autoreferenziale di cui sono portatori. “Sui social network parliamo solo con gente che la pensa come noi, l’elettore rimane chiuso nella sua ‘bolla’ quando invece sarebbe bene che si informasse e che incrociasse le fonti informative”, spiega Bottura, che con sarcasmo rileva come in tal modo “la satira non sposta un voto”.

I video del ‘Terzo segreto’ sono tutti da ridere, da quello su Salvini e la sua infanzia fatta di giochi con le ruspe e un compagno di classe odiato perché autore di continue vessazioni su di lui e che di cognome fa Rom, a quello sulle primarie tra Renzi e Cuperlo, definiti sardonicamente due colossi come a rimarcare l’autolesionismo cronico del Pd.  O ancora il filmato ‘Chi vuol essere elettore?’ che punta il dito sull’ignoranza dei votanti ma che sottolinea come i vizi contestati agli altri siano anche i nostri. L’autore satirico lo sa bene, dobbiamo includere anche noi stessi nella critica. Ciò che viene irriso dall’autore satirico non è qualcosa di estraneo al corpo sociale tutto, non lo è finanche a lui stesso. Riguarda tutti noi, sebbene la tendenza sia quella di allontanare come altro da sé il difetto che si contesta agli altri.

Risate a profusione dal pubblico anche quando Bottura mostra una fantomatica rassegna stampa con titoli esilaranti che, al netto delle risate, smascherano la ferocia dell’attualità: “Mattarella si arrende, torna la monarchia” o “Tiro al nigeriano perché deve diventare uno sport olimpico”.

Non è mancata una battuta al sindaco del Pd Angelo Sbrocca, cui gli autori si sono rivolti per ‘annunciargli’ la sua prossima sconfitta elettorale. “Chi sarà il suo avversario nelle future elezioni? Non si sa ancora? Vabbè tanto perderà contro chiunque si candiderà”.

La serata è stata un successo, il pubblico ha salutato gli ospiti con scroscianti applausi prima della proiezione di ‘Si muore tutti democristiani’, un film sceneggiato dal collettivo satirico milanese (insieme ad Ugo Chiti) che mostra le ‘crisi’ di tre artisti, video maker appunto, combattuti tra idealismo e aderenza ipocrita alla contestata realtà. “Combatti tutta la vita contro il sistema – afferma un uomo nel film – e poi ti accorgi che il sistema sei tu”. Il passaggio da contestatori a contestati può essere breve.

Foto di Costanzo D’Angelo

 

commenta