Ripabottoni come riace

Il borgo che ha difeso i “suoi” migranti premiato a livello internazionale. Ma il sindaco non si presenta e non lo fa sapere

Un anno fa la protesta della popolazione di Ripabottoni contro la chiusura del centro di accoglienza Xenia, che aveva fatto il giro del mondo ed era finita anche sulla Bbc. Oggi la popolazione di Ripabottoni viene gratificata da una una menzione d’onore alla 10/a edizione del Premio 'Chiara Lubich per la Fraternità'. Ma a ritirare il riconoscimento due consiglieri di opposizione che lo scoprono per caso. L'invito snobbato dal primo cittadino.

Esattamente un anno fa la protesta della popolazione di Ripabottoni contro la chiusura del centro di accoglienza, accompagnata da storie di integrazione e manifestazioni di solidarietà, era diventata un caso internazionale. Se n’erano occupate perfino emittenti come la Bbc, oltre che – dopo l’attenzione data alla vicenda da Primonumero.it per primo – i principali quotidiani nazionali.

Ora il Comune di Ripabottoni ottiene una menzione d’onore alla 10/a edizione del Premio ‘Chiara Lubich per la Fraternità’. Premio prestigioso, di respiro internazionale, la cui cerimonia conclusiva si è svolta sabato pomeriggio nel Teatro Garibaldi di santa Maria Capua Vetere, alla presenza di un folto pubblico e di una giuria selezionatissima che, all’unanimità e senza alcun tentennamento, ha deciso di assegnare il riconoscimento a Ripabottoni per “la profonda umanità del piccolo borgo e dei suoi abitanti, convinti di come accoglienza e solidarietà siano valori necessari e spontanei nella nostra società”.

Eppure né il sindaco Orazio Civetta né un suo delegato erano presenti. L’invito, inoltrato dal Professor Luigi Napolitano al Comune, è stato totalmente ignorato. Né la popolazione residente, la stessa che a gennaio 2018 era scesa in strada per rivendicare pacificamente il diritto a tenersi quei ragazzi stranieri perfettamente integrati e “indispensabili” alla sopravvivenza del borgo, raccogliendo anche le firme, era al corrente della menzione. “Noi l’abbiamo scoperto casualmente la mattina stessa – racconta a Primonumero la consigliera di minoranza Samantha Ciarla, che col collega Danilo Cristoforo è partita per la Campania sabato – e abbiamo deciso di andare. Una volta arrivati ci aspettavamo di trovare qualcuno dell’Amministrazione, ma non c’era nessuno”.

A parte loro due. Che hanno ritirato emozionati il premio, anche perché la stessa Samantha Ciarla ha preso parte, in prima persona, alle manifestazioni di sensibilizzazione che si sono svolte nel paese con la speranza di evitare la chiusura di Xenia, smantellato invece per volontà della Prefettura e, dicono in paese, su pressione dello stesso primo cittadino Civetta, poi riconfermato sindaco nelle amministrative della scorsa primavera. Il Cas ospitava 32 migranti – originari di Senegal, Gambia, Costa d’Avorio, Mali e Nigeria e perfettamente integrati – poi trasferiti in altri comuni molisani.

A colpire, nella vicenda di Ripabottoni, la controtendenza della storia: in un Paese traboccante di espressioni di intolleranza e dissenso per le politiche dell’accoglienza, il Molise aveva evocato il “modello Riace” del sindaco Mimmo Lucano con una protesta pacifica e una petizione finalizzate a tenersi i migranti. E il tutto in un borgo di appena  500 abitanti,  con un rischio spopolamento elevatissimo.

La menzione d’onore nell’ambito del Premio Chiara Lubich gratifica una battaglia che racconta il grande rispetto della diversità e ha il merito di aver portato all’attenzione nazionale le belle storie di giovani migranti perfettamente integrati, che cantavano nel coro della chiesa, partecipavano alla squadra di calcio, partecipavano alla vita sociale. Il saluto di Eghosa James, ragazzo nigeriano che in un italiano imperfetto da traduttore automatico aveva ringraziato su facebook la comunità, aveva fatto il giro del web, dei sociale e del mondo. “Mi mancherà per sempre tutti in ripabottoni, apprezzo moltissimo tutti quelli che sono usciti ieri a mostrare amore e premure con un sacco di baci e abbracci, ripabottoni grazie per la vostra ospitalità, persone fantastiche, ambiente bellissimo”.

“Abbiamo dedicato il Premio – racconta ancora Samantha Ciarla – a quella parte della comunità che ha lottato, agli operatori, ai mediatori (che fra l’altro hanno perso il lavoro, ndr) alla direttrice e a un nostro caro amico: Angelo Materazzo, scomparso di recente”.

Era il presidente del Ripabottoni Calcio, squadra nella quale giocavano molti ragazzi stranieri, i migranti ospiti del Cas. Senza di loro la squadra non si sarebbe fatta (“A Ripabottoni non ci sono molti giovani…”) e il campionato di seconda categoria non sarebbe stato vinto.

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