Il Governo Conte, Salvini, Di Maio verso la prossima finanziaria: come reagiranno i mercati azionari?

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A cura di Gian Piero Turletti

autore di  Magic Box in 7 passi e di  PLT   Edizioni Proiezionidiborsa

Riprendo in questo articolo un tema, che ha accompagnato l’evoluzione dello spread tra btp e bund negli ultimi tempi e durante la formazione del governo: quale sarà la politica di bilancio?

Le spese previste avranno sufficiente copertura?

I modi in cui si può dare copertura a determinate spese sono solo due: o programmare coperture effettive, oppure sperare nel moltiplicatore monetario.

Cosa significa?

In talune condizioni, è anche possibile una riduzione della pressione fiscale, ed un incremento delle entrate.

Come è possibile?

Si usa la seguente formula: 1/(1-c) dove c è la propensione al consumo.

Il concetto è semplice: per propensione al consumo intendiamo quale percentuale di quanto risparmiato, ad esempio tramite risparmio fiscale dovuto a minori tasse, viene reimpiegato in acquisti, investimenti ecc.

Ipotizziamo che sia un 50 per cento.

Questo significa che, ad esempio, se si riduce di un 50 per cento la pressione fiscale, su 200 euro lo stato incassa 100 euro di meno.

Ma quale domanda di beni e consumi producono i 100 euro risparmiati?

100/(1–0,5) = 200 che, essendo tassato al 50 per cento, porta nuovamente altri 100 euro nelle casse dello stato.

Abbiamo raggiunto una piena copertura della riduzione fiscale.

Prima lo stato incassava 200 euro di tasse, poi le ha ridotte a 100 e, tramite una propensione al consumo del 50 per cento, ha nuovamente ottenuto i suoi 100, ma nel frattempo sviluppando l’economia di un paese.

Ma se la propensione al consumo fosse stata maggiore?

Ad esempio il 60 invece del 50.

Vediamo cosa succede:

100/(1–0,6) =250, che, essendo tassato al 50 per cento, porta allo stato 125.

Quindi in questo caso lo stato, pur abbassando le tasse, incassa più soldi di prima.

Tutto dipende dalla propensione al consumo, cioè a spendere quanto risparmiato in beni, servizi, investimenti ecc.

Certo, il rischio è che a fronte di un ribasso fiscale, una scarsa propensione al consumo non consenta di ottenere gli effetti sperati.

Esempio: propensione al consumo del 20 per cento

100/(1–0,2)=125 che, tassato al 50, porta alle casse dello stato 62,5, contro una riduzione di pressione fiscale di 100.

I risultati, come notiamo, dipendono quindi dal livello di tassazione e dal valore della propensione al consumo.

Per questo motivo talora si predispongono piani di riduzione della pressione fiscale, contando su questo effetto moltiplicatore.

Ovviamente bisogna poi sempre considerare le cosiddette clausole di salvaguardia, nel senso che, se le cose vanno diversamente, ad esempio proprio perchè la propensione al consumo è minore di quella su cui si contava, occorre coprire il buco conseguente ai mancati introiti fiscali, ed ecco, allora, misure come nuovi incrementi fiscali ecc.

Vedremo quale sarà la strada intrapresa dall’esecutivo, e cosa ne penseranno i mercati finanziari.

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