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Formula 1

PILOTI
Gerhard Berger


Gerhard Berger
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Nato a Wörgl, in Austria, Gerhard Berger ha scoperto tardi la passione per le auto da corsa. Un amore, quello per il karting, nato solamente all'età di 21 anni, quando l'austriaco trascorreva una vacanza in Italia con la famiglia nelle vicinanze di Riccione.

La carriera di Berger si rivela decisamente atipica e lo vede saltare rapidamente da una categoria all'altra. Inizia a correre nel Trofeo Alfasud, per poi approdare poco dopo in Formula 3 con il team Trivellato di Venezia, rafforzando così il suo legame con l'Italia. Gerhard mostra talento, ma non riceve il giusto supporto dal padre, proprietario di un'azienda di logistica in Austria. La persona che gli fa da mentore è il connazionale Helmut Marko: è lui a dare consigli preziosi e a presentarlo in giro per il paddock. Ed è sempre grazie a Marko che Berger nel 1984, dopo appena una quarantina di gare in carriera, approda in Formula 1.

Berger debutta nei Gran Premi con la scuderia ATS, motorizzata dalla BMW turbo. Dopo aver corso solo quattro gare con la squadra, disputa una discreta stagione con Arrows per poi passare alla Benetton nel 1986. La stagione inizia bene con un podio a Imola, ma è seguita da una serie di ritiri e piazzamenti fuori dalla zona punti. La prima volta che si trova in testa a una gara di Formula 1 è proprio nel suo GP d'Austria, ma un calo di pressione del motore lo costringe a rallentare e tagliare il traguardo solo settimo. Tre settimane dopo, a Monza, Berger si trova nuovamente in testa alla gara, ma è costretto ai box perdendo un giro e concludendo quinto. È proprio in quel periodo che iniziano a circolare voci sul suo passaggio alla Ferrari nel 1987, confermate ufficialmente poco dopo. Ma prima di vestirsi di Rosso, Berger assapora per la prima volta in carriera il gusto della vittoria, giunta nel weekend del Gran Premio del Messico. Chiude la stagione al settimo posto con 17 punti conquistati.

Nel 1987, Berger si unisce alla Ferrari, realizzando il suo sogno di correre per la Scuderia di Maranello. In più occasioni, il pilota austriaco racconta il suo primo incontro con Enzo Ferrari come un momento emozionante e gratificante. Si ritrova a essere compagno di squadra di Michele Alboreto, con cui inizialmente non ha un rapporto idilliaco. Nonostante le difficoltà iniziali, Berger si ambienta subito in squadra e riesce a conquistare la sua prima pole position in occasione del Gran Premio di Portogallo. Per tornare a gustare lo champagne del vincitore deve aspettare il finale di stagione, con due vittorie consecutive ottenute in Giappone e in Australia, che lo fanno terminare al quinto posto del Mondiale con 36 punti.

Per il 1989, la FIA annuncia la reintroduzione dei motori aspirati e bandisce i motori turbo. La Ferrari decide così di sacrificare la stagione '88 e concentrarsi su quella successiva, lasciando alla McLaren il ruolo di vera e unica dominatrice del campionato, con al volante Ayrton Senna e Alain Prost. Le McLaren vincono tutte le gare, eccetto il GP d'Italia 1988: Prost si ritira per un problema al motore, mentre Senna ha un contatto con un doppiato ed è costretto ad alzare bandiera bianca. Incredibilmente, le due Ferrari di Berger e Alboreto prendono il comando della gara e tagliano per prime il traguardo. Pochi giorni prima, la squadra aveva salutato per sempre il suo fondatore, Enzo Ferrari. E proprio per questo, sul podio di Monza, Berger disse: "Lassù qualcuno ci ama".

Il 1989 è un anno impossibile da dimenticare per Berger, soprattutto la trasferta a Imola per il Gran Premio di San Marino. Al terzo giro della gara, a causa di un cedimento strutturale, il pilota austriaco perde il controllo della sua Ferrari e si schianta contro le barriere alla curva del Tamburello. Secondo le stime, l'impatto avviene a circa 290 km/h e la vettura prende fuoco. Sono secondi interminabili, ma grazie all'intervento tempestivo dei Leoni della CEA, Berger se la cava miracolosamente con solo una costola rotta e lievi ustioni alle mani. La convalescenza è rapida e l'austriaco torna al volante appena un mese dopo, in Messico.

Nel 1990, Berger lascia la Ferrari per unirsi alla McLaren, scambiando il suo sedile con quello di Alain Prost, affiancando così Ayrton Senna. Con il campione brasiliano, Berger sviluppa una grande amicizia sia dentro che fuori la pista. Dopo diversi piazzamenti a podio e una vittoria, accetta nuovamente di tornare in Ferrari, dove corre insieme a Jean Alesi per tre stagioni, conquistando una sola vittoria (al GP di Germania '94).

Nel 1996, Berger e Alesi si trasferiscono alla Benetton, squadra che ha vinto due titoli mondiali piloti con Michael Schumacher e un titolo costruttori nel 1995. Tuttavia, la stagione è segnata da difficoltà e risultati deludenti, con Berger che ottiene solo due podi e si classifica al sesto posto con 21 punti. Il 1997 è altrettanto difficile, con Berger costretto a saltare tre gare a causa di problemi di salute e la prematura morte del padre, avvenuta in un incidente aereo. Tuttavia, riesce a ottenere la sua ultima vittoria in carriera nel Gran Premio di Germania, che corrisponde anche con l’ultima affermazione della Benetton in F.1.

Dopo il ritiro dalle corse, Berger si dedica all'azienda di logistica di famiglia e continua, ma non abbandona completamente il motorsport. È parte integrante del programma motoristico della BMW dal 2000 al 2003 e nel 2006 acquista il 50% delle quote della Scuderia Toro Rosso da Red Bull, per poi rivenderle nel 2008. Dal 2011 al 2014 è membro e presidente della Single-Seater Commission della FIA, e nel 2017 diventa presidente dell'ITR, società che organizza il DTM, prima della cessione dei diritti all'ADAC.