La sentenza della Cassazione sulla revoca dell’obbligo di dimora inflitto al governatore della Calabria, è arrivata nella tarda serata di ieri. Il commento di Oliverio “verità e onestà non si calpestano”
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CATANZARO – Libero. Il presidente della regione Calabria ha terminato un lungo calvario, “carcerato” nella sua cittadina con la revoca dell’obbligo di dimora deciso dalla Cassazione che ha annullato il provvedimento senza rinvio al Gip. Oliverio, subito dopo la sentenza ha scritto “è finito un lungo e freddo inverno. E’ arrivata la primavera. Verità e onestà non si calpestano“. Il giorno più lungo del governatore calabrese, da quando è salto sullo scranno più importante della regione, era iniziato ieri mattina presto con la discussione degli avvocati Vincenzo Belvedere e Armando Veneto e durata più di un’ora. I legali del presidente avevano richiesto la revoca o l’annullamento dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, emesso dal Gip e confermato dalla corte d’appello seguito delle risultanze dell’inchiesta denominata “Lande Desolate” condotta dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri che ne aveva chiesto gli arresti domiciliari.
Il procuratore generale della Cassazione nel corso della sua requisitoria aveva definito assurdo il provvedimento a carico di Oliverio e “privo di fondamento giuridico” come ripetuto più volte dagli stessi avvocati di Oliverio. Andavano smontate le accuse gravi dei magistrati della DDA di Catanzaro che avevano contestato ad Oliverio il reati di abuso d’ufficio in relazione a due appalti gestiti dalla Regione per la realizzazione della sciovia di Lorica e dell’aviosuperficie di Scalea, e il rifacimento di Piazza Bilotti a Cosenza, affidati entrambi all’impresa di costruzioni “Barbieri srl” ritenuta vicina alla cosca di ‘ndrangheta dei Muto di Cetraro. La misura cautelare era stata confermata dal Tribunale del Riesame il 28 dicembre che aveva rigettato il ricorso.
Dal canto suo il presidente Oliverio si è sempre dichiarato estraneo a qualsiasi addebito ritenendo le accuse infamanti e annunciando anche lo sciopero della fame “la mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica – scrisse all’epoca aggiungendo – i polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione“.