Giovedì 2 Maggio 2024

Le fragili promesse

E Matteo? Che fa Matteo? Renzi ieri ha improvvisamente deciso di non aspettare la direzione del 3 maggio per esprimere il suo parere. «Vado domenica in televisione per parlare di questa cavolata dell’accordo e poi scompaio di nuovo», ha detto a un amico che lo ha avvicinato nel pomeriggio. Quindi, per quel che lo riguarda, nessuna trattativa e nessun accordo. I tempi stringono e ha deciso di tagliare corto. In realtà, la posizione di Renzi non è stata sempre questa. Nei giorni scorsi qualche tentazione l’ha avuta. Il suo era un gioco di alta politica machiavellica. Voleva tentare i Cinque Stelle, logorarli, costringerli a rinnegare i punti qualificanti del proprio programma e alla fine – forse – formare un governo con loro però senza Di Maio a palazzo Chigi. Ma gli occorrevano tempi lunghi. Due circostanze lo hanno costretto a decidere in fretta. Da un lato, la premura del presidente della Repubblica a chiudere la partita, comunque sia. Dall’altro la fretta di Maurizio Martina (e Dario Franceschini) nel manifestare un pur cauto ottimismo nella trattativa con il M5s. Le possibilità di un accordo erano tuttavia ridottissime. L’altra sera a ‘Porta a porta’ Alfonso Bonafede, ministro ombra della Giustizia per il Movimento, è riuscito a non nominare Renzi. E ha rifiutato ostentatamente di pronunciare la parola ‘alleanza’ sostituendola con ‘accordo’. Grande cura nell’evitare, con garbo, elementi infettanti. I Cinque Stelle devono comunque aver capito che tira una brutta aria se ieri hanno ripetuto che Di Maio premier è una ‘condizione irrinunciabile’ sapendo benissimo che sarebbe la prima condizione per un armistizio. E qui entra di nuovo in gioco il centrodestra. Matteo Salvini, pur essendo sempre più irritato con Berlusconi, ha confermato la sua fedeltà al centrodestra e il Cavaliere anche ieri gliene ha dato pubblicamente atto. È difficile che un pur trionfale successo in Friuli gli faccia cambiare idea. Restano sul tavolo 172 parlamentari della coalizione eletti con i voti dei tre partiti. Perché tradire? Ma al tempo stesso Salvini ha detto che – fallito il tentativo di accordo Pd-Cinque Stelle – toccherà di nuovo a lui tornare in campo. Come? Berlusconi si dice convinto che – esposto alle Camere un programma base di tre o quattro punti – il centrodestra troverebbe agevolmente in parlamento la cinquantina di voti necessaria ad avere la fiducia alla Camera (al Senato ne bastano la metà). Questo è possibile. Ma il presidente della Repubblica autorizzerà un tentativo al buio? Non è facile. Allora si tornerebbe al voto. Quando? A giugno se le Camere verranno sciolte entro il 9 maggio (ipotesi assai sgradita a Mattarella). All’inizio dell’autunno se si deciderà di tentare una modifica della legge elettorale mantenendo Gentiloni a Palazzo Chigi. Al contrario di quanto si dice, l’esito del nuovo voto non sarebbe scontato. In un mese e mezzo gli elettori hanno visto quanto sono fragili certe promesse. E allora…