Lunedì 29 Aprile 2024

Gli eroi normali

Ci volevano le parole sulla ‘santità della porta accanto’ di Papa Francesco per richiamare in servizio sogni e bi-sogni di lungo corso, che vengono da lontano. Partono infatti dalla fame di onore, di stima, di gloria che animavano il giovane Leopardi, nella angustia della sua Recanati, come ispiravano il ribelle Rimbaud, nella sua provinciale Charleville. E arrivano fino a noi, fino al gesto eroico di Salvo D’Acquisto, il carabiniere santo che getta la vita per salvarne altre. Ma passano tutte per un identico bisogno di alzare lo sguardo, di nobilitare la vita e trasfigurarla al servizio di qualcosa che la illumini. Non esistono vite di serie Ae di serie B, sembra dirci Papa Francesco. Tutte le esistenze, anche le più lontane dai fari della fama, possono elevarsi alla santità. L’eroe, precursore del santo, non somiglia più all’epico Achille quanto al paziente Ulisse, "bello di fama e di sventura", quella figura che non a caso Joyce ha elevato nel suo romanzo a simbolo dell’uomo nella nostra dissacrata modernità.  Perché anche le parole di Francesco invitano a concepire questa visione alta della vita partendo dal basso, dalla vita quotidiana, dallo specifico ambito in cui ognuno si trova a operare, sia nel ruolo coniugale, come in quello del lavoro, qualsiasi esso sia. Non quindi imitazioni di canoni superomistici, né soggezioni a icone della santità che rimproverino la nostra piccolezza, ma modalità di vivere quel che siamo, qualsiasi destino sia il nostro. Non più statue che ci schiacciano per l’inadeguatezza, i santi tornano a riguardarci. Ci dicono che potremmo esserlo anche noi... E si fanno compagni di strada in cammino con le nostre imperfezioni e specchi in cui poterci rimirare senza tema di patire la differenza fra quel che siamo e quel che avremmo potuto essere, una delle ragioni più diffuse dell’infelicità. Saremo tutti più felici se caricheremo il senso del nostro vivere di questa proiezione verso la santità, non più figlia del narcisismo, peste del nostro tempo, ma di un agire che superi l’egoismo. Non eccitati dall’applauso televisivo, ma persuasi dalla bontà a cui basta il consenso della coscienza.