Lunedì 29 Aprile 2024

Abusi sessuali sui minori, il Papa riapre il caso Barros

Dopo le polemiche e le scuse, Francesco invia in Cile un suo delegato per fare luce sulla vicenda del vescovo accusato di avere insabbiato le violenze del suo padre spirituale.

Il vescovo cileno Juan Barros Madrid (Ansa)

Il vescovo cileno Juan Barros Madrid (Ansa)

Roma, 31 gennaio 2018 - Dalle parole ai fatti, dalle scuse ai provvedimenti. Sulla scorta delle polemiche riesplose dopo il suo viaggio in Cile, papa Francesco ha deciso di riaprire il caso di monsignor Barros. Il vescovo di Osorno, una delle diocesi del Paese sudamericano, è accusato da buona parte dei fedeli della Chiesa locale di aver coperto per anni gli abusi sessuali sui minori di don Fernando Karadima, suo padre spirituale. In un primo tempo, proprio nel corso della trasferta in Cile, Bergoglio aveva fatto quadrato attorno al monsignore. “Non c'è nemmeno una traccia di prova contro di lui, sono tutte calunnie, è chiaro? - aveva detto perentorio in un video registrato dall'agenzia France Press - Il giorno che qualcuno mi porterà una prova contro il vescovo Barros, allora parlerò".

L'intervista aveva fatto il giro del mondo, suscitando profonda indignazione fra le vittime di Karadima. Della loro frustrazione si era fatto portavoce l'eroe della lotta alla pedofilia nella Chiesa, il cardinale Sean O'Malley. In una nota ufficiale, l'arcivescovo di Boston, presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, si era spinto a stigmatizzare le dichiarazioni del Papa. Lasciando a suo modo il segno. Non a caso, complici le parole di quello che resta uno dei porporati più ascoltati da Francesco, lo stesso Pontefice ha dapprima chiesto scusa per il suo intervento – mai un vescovo di Roma lo aveva fatto pubblicamente – e poi ha spedito in Cile monsignor Charles Scicluna. L'attuale arcivescovo di Malta, tra i primi a comprendere la portata drammatica dello scandalo pedofilia nella Chiesa, avrà il compito di raccogliere le testimonianze di chi punta il dito contro Barros. “A seguito di alcune informazioni recentemente pervenute in merito al caso di mons. Juan de la Cruz Barros Madrid, vescovo di Osorno (Cile) – si legge in un comunicato della Santa sede - il Santo Padre ha disposto che mons. Charles J. Scicluna, arcivescovo di Malta e Presidente del Collegio per l'esame di ricorsi (in materia di delicta graviora) alla Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, si rechi a Santiago del Cile per ascoltare coloro che hanno espresso la volontà di sottoporre elementi in loro possesso”.

Da promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, Scicluna compilò il dossier d'accusa ai danni di padre Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo che nel 2006 venne sospeso a divinis dall'ex Sant'Uffizio per abusi sessuali sui minori dopo aver a lungo beneficiato di potenti coperture durante il papato di Giovanni Paolo II. Con la scelta di un mastino come l'arcivescovo di Malta, Francesco dimostra di volere andare finalmente a fondo nella ricerca della verità su un caso, quello di Barros, che non solo ha minato la credibilità della Chiesa in Cile, ma anche dello stesso pontificato. Resta da vedere se il cambio di passo non sia giunto troppo tardi. Eventuali, nuove polemiche potrebbero avere effetti imprevedibili.