Giovedì 2 Maggio 2024

Il pendolo di Marino

Ingazio Marino (foto Imagoeconomica)

Ingazio Marino (foto Imagoeconomica)

Beffardo più che amaro destino quello dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che si vede adesso assolto in maniera definitiva dalle accuse lanciate quattro anni fa da gente che adesso si trova in carcere, è finita ai margini dalla vita politica o sta per farlo. L’allora capodelegazione cinquestelle in Campidoglio, Marcello De Vito, è tuttora dietro le sbarre con l’accusa pesante di aver preso soldi e favori per facilitare l’approvazione di alcune pratiche; la successora di Marino, Virginia Raggi, affoga nella tempesta di una gatta da pelare troppo grande per lei, e nessuno scommette un sesterzo bucato sulla sua permanenza a palazzo Senatorio; il commissario Pd romano di allora, Matteo Orfini, ideatore della manovra di palazzo che fece da complemento con quella mediatico-giudiziaria dei grillini e obbligò Marino alle dimissioni, è pressoché scomparso dai radar della politica, e anche nell’ultima battaglia congressuale Pd non ha di fatto toccato palla; il segretario dem emerito Matteo Renzi è un senatore semplice, passa le sue giornate a presentare libri e tenere conferenze in attesa di capire che cosa fare da grande. Ennesima dimistrazione delle legge storica del contrappasso, che si presta a una lettura politica (la vacuità delle moralismo grillino sugli scontrini poi rivoltatosi contro loro stessi, la cecità dell’arrogante politica renziana che ha spalancato il Capidoglio alla Raggi) ma anche esistenziale. E’ il pendolo della vita che talvolta ti mette di fronte a prove al momento poco comprensibili, che credi di non meritare e forse non meriti per davvero, ed è allora che devi stringere i denti, sicuro di aver operato bene e magari sfruttare l’occasione per riflettere umilmente sugli errori fatti, in attesa che prima o poi il treno ripasserà. Dopo l’andata c’è sempre il ritorno, e i campionati si vincono fuori casa.