Maglietta rossa, boom per l'iniziativa di Libera. Salvini ironizza, ira Boldrini

Appello per l'Africa di padre Zanotelli. Sul web insulti al vescovo pro migranti, Luigi Bettazzi

Il flash mob di Torino (Foto Ansa)

Il flash mob di Torino (Foto Ansa)

Roma, 7 luglio 2018 - Rossi erano i pigiamini dei tre bimbi migranti annegati una settimana fa al largo delle coste libiche; rossa la t-shirt del piccolo Aylan ritrovato bocconi su una spiaggia turca dopo una fuga disperata dalla guerra in Siria. Dello stesso colore sono oggi le magliette delle centinaia di migliaia di persone che, da nord a sud, sul luogo di lavoro così come in piazza, nel ricordo di quell'infanzia negata, hanno aderito all’appello del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, per contrastare “l’emoraggia di umanità” in atto nel Paese. Sullo sfondo la controversa decisione dell’esecutivo 5Stelle-Lega di chiudere i porti alle navi delle Ong, impegnate nel Mediterraneo in operazioni di salvataggio dei migranti.

Tanti i vip, soprattutto politici, che hanno messo mano al guardaroba. Dall’ex premier Enrico Letta alla leader della Cgil, Susanna Camusso, passando per lo scrittore Roberto Saviano e il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, fra i protagonisti del commovente documentario ‘Fuocoammare’. Personaggi famosi e gente comune, come la coppia italo-nigeriana che stamattina a Palermo ha pronunciato il fatidico sì vestita in rosso. E ancora flash mob con centinaia di partecipanti a Torino, mentre a Bologna t-shirt a tinta fuoco si sono mescolate ai colori dell’arcobaleno durante il Gay Pride. In prima fila quella del leader storico della galassia Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e trans), Franco Grillini.  Anche l'Anpi e l'Arci si sono schierate con Libera.

Come prevedibile, niente maglietta rossa per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Che, anzi, ha ironizzato sull'iniziativa. "Peccato, in casa non ho trovato neanche una maglietta rossa da esibire oggi", è stato il post pubblicato sui social dal leader leghista nelle stesse ore in cui l’hashtag #magliettarossa conquistava il primo posto della classifica dei trend su Twitter. Aspra la replica al vice premier firmata dall'ex presidente della Camera, Laura Boldrini ("Spero che ai suoi figli non avvenga ciò che sta riservando a tanti bambini"). Duello finito? Niente affatto, in serata Salvini ha rilanciato su Facebook: un selfie con indosso una t-shirt bianca che replica il segnale stradale - corredato da scritta - di 'divieto di svolta a sinistra'. Qualche ora prima don Ciotti aveva sfoggiato il suo spirito ecumenico. “La maglietta rossa al ministro gliela porto io molto volentieri al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto”. 

Nell’attesa di vedere se Salvini accoglierà la richiesta di incontro avanzata dal prete anti-mafia, la campagna di Libera incassa la benedizione dell'Azione cattolica, l'organizzazione laicale per eccellenza. Anche il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Franco Agnesi, ha voluto essere della partita. "Non è proprio una maglietta - ha scritto su Facebook, allegando una sua foto sorridente in paramenti rossi -, ma il colore liturgico è quello appropriato". Nei giorni scorsi figure di spicco del mondo ecclesiale avevano stigmatizzato le decisioni del governo in tema di immigrazione. Ultimo padre italiano del Concilio Vaticano II ancora in vita, monsignor Luigi Bettazzi, 94 anni, ha scritto al premier Giuseppe Conte. Una lettera aperta come quella che indirizzò negli anni '70 al segretario del Pci, Enrico Berlinguer. “Siamo tanti a non volerci sentire responsabili di navi bloccate e di porti chiusi, mentre ci sentiamo corresponsabili di Governi che, dopo avere sfruttato quei Paesi e continuando a vendere loro armi, poi reagiscono se si fugge da quelle guerre e da quelle povertà – è il passaggio più incisivo della missiva del vescovo emerito di Ivrea –; non vogliamo vedere questo Mediterraneo testimone e tomba di una sorta di genocidio, di cui diventiamo tutti in qualche modo responsabili”.

Il testo ha riscosso una certa eco, incassando online apprezzamenti, ma anche critiche (“Ospiti i profughi a casa sua”) e insulti. Prima di Bettazzi era intervenuto il prete missionario comboniano, padre Alex Zanotelli. Anche lui con una lettera, diretta stavolta ai giornalisti: “Rompiamo il silenzio sull’Africa; non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo”. Orrori come quello del terrorismo in Nigeria, della guerra civile in Centrafrica, della fame in Sudan. Anche in questo caso applausi e infamie per il sacerdote. In un’Italia sempre più polarizzata davanti ai flussi migratori, in calo nell'ultimo anno del 78%, secondo i dati del Viminale