Lunedì 20 Maggio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Decreto dignità, il Pd frena sugli indennizzi. M5s vince il primo match

Stop a 180 emendamenti. Sigarette elettroniche: restano le tasse

Il vicepremier Luigi Di Maio (Ansa)

Il vicepremier Luigi Di Maio (Ansa)

Roma, 24 luglio 2018 - Come per paradosso (ma fino a un certo punto) hanno vinto Luigi Di Maio e la sinistra Pd. Alla fine di una giornata di polemiche tra Dem e 5 Stelle e dentro lo stesso Partito democratico, il segretario Maurizio Martina ha annunciato il 'superamento' dell’emendamento Serracchiani-Lepri (renziani) al decreto Dignità per la cancellazione dell’aumento (da 24 a 36 mesi) dell’indennità di licenziamento proposta dai grillini.

Di fatto, il super-ministro del Lavoro vince la partita con il Nazareno, ma i promotori della battaglia all’interno e fuori del Pd sembrano fare buon viso a cattivo gioco, perché la mediazione di Martina deve comunque tradursi nel ritiro della proposta della discordia. Il che, formalmente, non accadrà, mentre ci si limiterà a lasciarlo tra quelli non segnalati e, dunque, non messi al voto. Un compromesso che accontenta Orlando, Cuperlo, Damiano, ma che lascia l’amaro in bocca ai renziani.

Ma nella prima giornata di esame delle modifiche al provvedimento Di Maio, nelle commissioni Lavoro e Finanze a Montecitorio, tengono banco le dichiarazioni di inammissibilità di una serie di emendamenti delle opposizioni ma anche della maggioranza. Nella tagliola del semaforo rosso rimangono circa 180 correzioni, sicché alla fine in ballo rimangono circa 670 emendamenti. Le proposte condivise da Lega e M5S che non hanno superato il controllo sono in tutto una decina: si va dal rafforzamento dei centri per l’impiego con quote di assunzioni delle regioni da destinare ad hoc, una sorta di anticipo del reddito di cittadinanza, alla riduzione delle tasse sulle sigarette elettroniche. Non è detto però che, prima dell’avvio delle votazioni, entrambe le proposte non possano essere riammesse, con soddisfazione degli addetti ai lavori, a cominciare dall’Anafe che aveva espresso la sua preoccupazione per la decisione di eliminare la norma sulla tassa sul vapore.

Bocciati, al contrario, in via definitiva, per estraneità di materia, l’intervento della Lega a difesa delle tv locali, le norme sull’astensione dal lavoro per il tutore di minori e quelle che escludeva gli enti di ricerca, nel reclutamento straordinario, dalle previsioni che limitano il salario accessorio. Di quelli delle opposizioni, invece, sono stati tagliati in via preventiva l’introduzione del salario minimo a prima firma Gribaudo e su cui Martina aveva chiesto il voto della maggioranza, e anche il pacchetto fiscale con la Flat tax per i professionisti presentato da Mara Carfagna. Certo è che il taglio delle modifiche potrebbe non essere sufficiente per evitare il ricorso alla fiducia. Per questo, nonostante la ritrosia dei 5 Stelle per lo strumento della fiducia, non è escluso che si faccia comunque ricorso al voto accelerato in aula.

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