Sabato 27 Aprile 2024

Governo bocciato da 8 imprenditori su 10

Gelo al forum di Cernobbio. Nel mirino quota 100, reddito e opere bloccate

Il divario di crescita dell'Italia rispetto all'Eurozona

Il divario di crescita dell'Italia rispetto all'Eurozona

Roma, 7 aprile 2019 - L'amore tra le imprese e il governo giallo-verde non è mai scoppiato, ma ora siamo al gelo. E a variare è solo la gradazione dello scontro e della incomunicabilità: si va dai tentativi, più o meno vani, di dialogo (anche via whatsapp) del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, agli avvisi senza se e senza ma del numero uno di Assolombarda, Carlo Bonomi: "Evitate un altro 2011". Un clima da freddo polare, insomma, che ieri a Cernobbio si è tradotto in numeri che non lasciano scampo: durante il workshop Ambrosetti di primavera, 164 partecipanti su 200, pari all’82% dei partecipanti al tele-voto che si svolge regolarmente in ciascuna delle sessioni del convegno, hanno dato parere negativo sull’operato del governo.   E se 8 imprenditori e manager su 10 bocciano l’esecutivo, si fanno sentire di nuovo anche i Sì Tav di Torino. Alla manifestazione di ieri, organizzata dalle madamin arancioni di "Sì Torino va avanti", hanno partecipato oltre 30mila persone, con tutte le forze produttive e sindacali della città presenti in massa.  Dunque, dal Nord-Ovest al Nord-Est, il mondo industriale (anche quello che ha votato Lega) manifesta una crescente e sempre più evidente disapprovazione verso l’esecutivo e la sua politica economica. Lungo, d’altra parte, è il cahier de doléances delle imprese: dal decreto "dignità" sul lavoro, che segnò la prima rottura a giugno dello scorso anno, fino al decretone con quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma è sulle grandi opere, a cominciare dalla Tav, che si è registrata la distanza più larga: tanto che non a caso il Carroccio ha dovuto fare la faccia feroce con i grillini per non perdere consenso in quell’elettorato. 

Solo che, a poco meno di un anno, anche i leghisti devono fare i conti con la disaffezione delle imprese. Al convegno Ambrosetti ha espresso parere "negativo" il 39,6% dei partecipanti e "molto negativo" il 40,6%. Solo l’1% degli imprenditori presenti al workshop – in pratica due degli ospiti – ha definito "molto positivo" l’operato del governo. L’anno scorso, con l’esecutivo Gentiloni ormai in scadenza, il quadro era esattamente opposto. 

Quel che è certo è che gli industriali guardano con speranza al voto europeo: il 37,9% ritiene che "il quadro politico sarà modificato e si renderà necessario un rimpasto", mentre il 35,9% pensa che i cambiamenti potranno portare a elezioni anticipate. E, del resto, lo stesso vertice di Confindustria ha aperto al voto anticipato se questa strada dovesse servire per sbloccare lo stallo decisionale. Ancora più drastico è stato Bonomi, leader degli industriali lombardi, che ha chiesto una marcia indietro su tutto: da quota 100 al reddito di cittadinanza agli 80 euro di Matteo Renzi.  Ma, da Luigi Di Maio a Matteo Salvini, fino al leghista Massimo Garavaglia, presente ieri a Cernobbio, è stato un coro di no.  "Il popolo vota, lo voleva e noi facciamo come è giusto fare – ha insistito il viceministro leghista dell’economia –. Lo abbiamo promesso in campagna elettorale".   

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