Lunedì 6 Maggio 2024

Spotify, domani la quotazione in Borsa. Cosa c'è da sapere

Il colosso di musica streaming sbarca a Wall Street con 'direct listing'

Spotify è uno fra i servizi di musica in streaming più popolari al mondo (LaPresse)

Spotify è uno fra i servizi di musica in streaming più popolari al mondo (LaPresse)

New York, 2 aprile 2018 - Spotify debutta il Borsa. Il colosso svedese della musica in streaming sarà quotato domani, martedì 3 aprile, al New York Stock Exchange di Wall Street con il simbolo 'Spot'. Dopo 10 anni di vita, Spotify conta su 71 milioni di abbonati paganti e 159 milioni di utenti attivi (dato registrato a fine 2017) che possono accedere istantaneamnete ai 35 milioni di pezzi che compongono la sua offerta globale. Ora l'esordio  - il più atteso nel settore tech - sui mercati finanziari che potrebbe garantire una capitalizzazione finale fino a 23 miliardi di dollari. Si tratta di una 'quotazione diretta' e non di una tradizionale 'Ipo' : non sarà necessario emettere nuovi titoli, pagare commissioni alle banche per collocarli o viaggiare per il mondo per incontrare e convincere gli investitori ad acquistare: i titoli verranno offerti direttamente in Borsa, chi domani possiederà azioni potrà semplicemnte venderle.  

BILANCIO - In 10 anni la piattaforma fondata da Daniel Ek ha superato le iniziali diffidenze degli artisti - come i Radiohead -  che ora la usano come per tastare il polso del mercato e lo scorso anno è arrivata a dichiarare 4,09 miliardi di euro di ricavi, in rialzo dai 2,952 miliardi del 2016 e 1,940 miliardi del 2015. Per il 2018 prevede di raggiungere tra i 92 e i 96 milioni di abbonati e tra i 198 e i 208 milioni di utenti attivi, compresi quelli paganti, con aumenti rispettivamente del 26-32% e del 30-36%.

Spotify stima entrate tra i 4,9 e i 5,3 miliardi di euro con una crescita del 20-30% su base annua, meno del 40% registrato nel 2017. Prevista anche una riduzione delle perdite (1,24 miliardi di euro nel 2017): sono stimate tra i 230 e i 330 milioni di euro (nel 2017 erano 378 milioni). Ma il gigante svedese sembra non preoccuparsi dei segni meno: ha affermato che la priorità è la crescita, non la profittabilità. E solo per il primo trimestre, Spotify prevede ricavi totali pari a 1,10 miliardi di euro, in aumento del 22-27% su base annua.  

QUANTO VALE? Difficile dare una risposta. Sia perché, non essendo ancora in Borsa, non ha ancora una capitalizzazione certa. Sia perché la scelta di una quotazione diretta non fissa un prezzo di partenza delle azioni. Ci sono però delle indicazioni presenti nel prospetto inviato da Spotify alla Sec (la Consob americana). Tra il primo gennaio e il 22 febbraio, le azioni sono state scambiate (privatamente) a un prezzo compreso tra i 90 e i 132 dollari. Moltiplicando per il numero di azioni, la valutazione sarebbe quindi tra i 15,9 e i 23,4 miliardi di dollari. Potrebbe, perché non ci sarà alcun prezzo proposto al mercato. Saranno gli scambi a decidere. Con la possibilità di rimanere entro questo intervallo, ma anche di andare oltre o al di sotto. 

I RISCHI - Scegliendo la quotazione diretta, Spotify scommette sul proprio nome. I rischi però non mancano, anche perché non ci sono precedenti di direct listing per una società di queste dimensioni. Senza sottoscrittori, Spotify non ha paracadute: non c'è nessuno che possa sostenere il titolo in caso di istantanea difficoltà. La volatilità potrebbe essere ancora più accentuata perché non ci sarà alcun 'lockup': non c'è un periodo di 'cattività' in cui è vietata la vendita di azioni. E se i fondatori o i dipendenti potrebbero non avere interesse a fare cassa (con la controindicazione di diminuire il valore della società in cui lavorano), gli investitori della prima ora potrebbero voler monetizzare subito.

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