Mercoledì 24 Aprile 2024

Chi decide nel governo

Giuseppe Conte e Rocco Casalino (Imagoeconomica)

Giuseppe Conte e Rocco Casalino (Imagoeconomica)

Non c'era bisogno del pensiero minaccioso di Rocco Casalino per sapere che le burocrazie, i tecnici, sono un potere necessario al funzionamento dello Stato. Bastava un bignami di Max Weber. Al netto di esternazioni infelici e delle ragion di parte, il punto è politico: chi decide, nel governo? Non Casalino, ha ragione Giorgetti. Il premier Conte, indicato da Draghi come riferimento assieme a Sergio Mattarella, Moavero e Giovanni Tria? La risposta è nei rapporti di forza tra Salvini e Di Maio. Tra la Lega – in gran spolvero nei sondaggi e rinsaldata nei rapporti con Forza Italia – e i 5Stelle che paiono appannati dallo stress governativo e dai distinguo del presidente della Camera, Roberto Fico. Tensioni acuite dalla presa di coscienza quotidiana di un fatto: non ci sono soldi per tutto. Servono scelte: il reddito di cittadinanza, per esempio, potrebbe trovare facilmente una decina di miliardi abolendo gli 80 euro di Renzi.

O inserendo la nuova misura in una severa riorganizzazione di tutti gli strumenti, nazionali e locali, per l’inclusione sociale. Cambiare la politica previdenziale o investire su produttività e misure per la crescita è, di nuovo, una scelta dettata da volontà politica e non solo dalle risorse disponibili. A tenere i conti c’è Giovanni Tria, ministro e garante dei propri tecnici ai quali ha ribadito fiducia e stima. Chi lo ha incontrato di recente lo descrive sereno e determinato a tenere il punto. Sa di dover garantire la stabilità finanziaria, rispettare gli obblighi internazionali, evitare avventure al Paese. Difficilmente porterà il rapporto tra deficit e Pil fuori dalla forchetta che parte dall’1,6% e si ferma sotto il 2.

Scelte diverse potrebbero causare un rialzo dello spread che brucerebbe più risorse di quelle che sarebbero liberate con spese in deficit non meditate. Un atto di masochismo. La Ragioneria generale dello Stato, dall’altro lato, non può avallare misure prive di copertura. Violerebbe la legge, a cominciare dall’articolo 81 della Costituzione che impone l’equilibrio di bilancio e prevede che «ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte». Garante della Costituzione è il Capo dello Stato. Come la pensa Mattarella è chiaro fin dall’omaggio a Luigi Einaudi a Dogliani, quando pose le condizioni per un nuovo governo: il Presidente non è un notaio che prende solo atto di volontà altrui, no a programmi e misure senza coperture.