Lunedì 29 Aprile 2024

Iraq, "Isis sconfitto". Washington sposta le sue truppe in Afghanistan

Almeno il 60% dei militari Usa che hanno partecipato alla Coalizione anti-Isis lascerà l'Iraq per combattere i talebani in Afghanistan. Ma secondo alcuni media Daesh si sta riorganizzando in Siria "approfittando della rivalità dei suoi nemici"

Un militare Usa della  82nd Airborne Division's C Battery in Iraq (Ansa)

Un militare Usa della 82nd Airborne Division's C Battery in Iraq (Ansa)

Washington, 5 febbraio 2018 - Il Pentagono considera sconfitto lo Stato Islamico e sposta dall'Iraq all'Afghanistan le truppe che da tre anni facevano parte della Coalizione anti-Isis, secondo i media americani con l'obiettivo di combattere la crescente minaccia dei talebani. Poco tempo fa una ricerca della britannica Bbc, smentita dal governo di Kabul, sosteneva gli insorti afgani "controllano o minacciano" almeno il 70% del territorio, come dimostrano i numerosi attacchi e attentati realizzati negli ultimi tempi. In più anche l'Isis è sempre più presente e attivo nel Paese, anche se meno forte dei talebani.

Lo stesso presidente Donald Trump di recente aveva detto, riguardo all'Afghanistan: "Finiremo quello che dobbiamo finire, quello che nessun altro è stato in grado di finire noi lo finiremo".

Il numero uno della Casa Bianca, aprendo una settimana fa la colazione di lavoro con il Consiglio di sicurezza dell'Onu alla Casa Bianca aveva tuonato: "Stanno uccidendo a destra e manca. Gente innocente è uccisa a destra e manca, si bombarda contro i bambini, le famiglie, si bombarda e si uccide dappertutto in Afghanistan. Quindi non vogliamo parlare con i talebani ora. Ci può essere un tempo, ma sarà un tempo lungo".

Secondo quanto ha riferito da un alto funzionario iracheno il 60% delle truppe americane presenti nel paese si ritireranno, in base ad un accordo iniziale con gli Stati Uniti. In Iraq resterebbero circa 4mila specialisti per continuare ad addestrare le forze locali. A settembre erano quasi 8.900 i militari americani in Iraq.

Saad al-Hadithi, portavoce del governo di Baghdad, ha confermato che gli Usa stanno iniziando a ridurre il contingente: "La battaglia contro Daesh è finita, così il livello della presenza americana sarà ridotto".

FIGLIA SADDAM - I servizi di sicurezza iracheni avrebbero inserito la figlia dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein, Raghad, nella lista degli affiliati all'Isis, Al Qaeda o al partito Baath. In un'intervista per Al Arabiya, Raghad Hussein, che vive dal 2003 in Giordania, ha fatto sapere che denuncerà le autorità per quello che ritiene "un insulto" nei suoi confronti. 

Raghad Saddam Hussein, figlia di Saddam Hussein (Ansa)
Raghad Saddam Hussein, figlia di Saddam Hussein (Ansa)

La lista comprende i nomi di 28 presunti membri dell'Isis, 12 di Al Qaeda e 20 del deposto regime di Saddam Hussein. Alcuni di quest'ultimi sono entrati poi a far parte di organizzazioni islamiste, come lo Stato islamico, e vi hanno svolto un ruolo di responsabilità. 

SIRIA, L'ISIS SI RIORGANIZZA - Secondo gli oppositori del regime del presidente Bashar al Assad, ma sarebbe anche l'opinione dei governativi siriani, e nonostante le tante le sconfitte subite, lo Stato Islamico "si sta riorganizzando, approfittando della rivalità dei suoi nemici". 

In un articolo del Financial Times, che cita fonti di entrambi gli schieramenti opposti siriani, è vero che nell'ultimo anno l'Isis ha perso vaste aree in Iraq e Siria, ma questo è successo grazie al contributo dato dalla Coalizione internazionale a guida Usa. E contemporaneamente la Russia sosteva con bombardamenti le truppe di Assad in Siria. Ma le crescenti tensioni tra le potenze internazionali hanno spostato l'attenzione. 

Ora preoccupa la crisi scatenata dalla una vasta offensiva lanciata dall'esercito turco nel nord siriano su Afrin, zona controllata da milizie curde siriane sostenute da Washington che hanno combattuto con successo contro l'Isis. Secondo un esponente dell'opposizione aad Assad: " "Isis è tutt'altro che finito e c'è probabilmente una volontà di molte parti di lasciare i miliziani jihadisti che sono rimasti in modo che possano attaccare i loro nemici per conto loro". Infatti gruppi come al-Qaeda e lo Stato Islamico sono stati a lungo tollerati dalle opposte fazioni nel conflitto siriano nella speranza che i loro attacchi indebolissero i rivali. 

Ma nel 2014 Daesh ha preso il controllo di quasi la metà della Siria e un terzo del vicino Iraq, proclamando il suo "Califfato", e diventando il nemico di tutti: nel 2016 quasi tutte le parti combattevano contro la forza jihadista. Ora, dopo la disfatta di Raqqa, in molti villaggi nel nord-ovest della Siria ci sono  jihadisti "dormienti"  che aspettano di essere riorganizzati.