Martedì 16 Aprile 2024

Gilet gialli, per loro Macron rinnega le élite

Il presidente francese promette di smantellare l'Ena, la scuola dei presidenti. "Riforme sul clima affidate a 150 cittadini estratti a sorte"

In giovane Macron quando frequentava l'Ena, la 'scuola dei presidenti'

In giovane Macron quando frequentava l'Ena, la 'scuola dei presidenti'

Parigi, 27 aprile 2019 - SOpprimere l’Ena, l’Ecole Nationale d’Administration che forma le classi dirigenti in Francia? Il generale De Gaulle, che la fondò nel 1945, si sta rivoltando nella tomba. Olimpo della tecnocrazia amministrativa, l’Ena sforna da decenni presidenti della Repubblica e ministri, alti funzionari e direttori di enti pubblici e privati, garantendo la selezione, la formazione e la riproduzione delle élites. Eppure, sulla scia della guerra alle caste e della lotta ai privilegi innescata dalla protesta dei gilet gialli, sembra questa la decisione cui è arrivato il presidente Emmanuel Macron: "Ho colto un sentimento profondo d’ingiustizia e una mancanza di fiducia nella classe dirigente. Bisogna attuare una riforma che dia risposta a questo sentimento", ha detto durante la conferenza stampa che ha concluso tre mesi di dibattito nazionale.

Lui stesso uscito dai ranghi dell’Ena – come Hollande, Chirac, Giscard d’Estaing e tanti altri – Macron sembra deciso al grande passo anche se non parla ancora di soppressione, ma di "riforma". Non solo dell’Ena, ma di tutti i grandi corpi della funzione pubblica: dalla Corte dei Conti all’Inspection générale des Finances, dal Consiglio di Stato al Polytechnique. Sarà una rivoluzione, se andrà davvero sino in fondo. O un semplice atto simbolico a fini strategici, se si limiterà a un lifting in superficie. 

L’ex ispettore delle Finanze divenuto banchiere, ministro e presidente potrà far scomparire come per magia la struttura verticistica e tecnocratica che è stata finora la spina dorsale della Francia? Sarà sufficiente modificare il modo in cui vengono reclutati i dirigenti per rendere moderno e democratico "l’elitismo repubblicano" cui Macron dice di essere "profondamente attaccato"?

Un sospetto di ambiguità rimane dietro le dichiarazioni che sembrano rilasciate a uso e consumo dei gilet gialli: "Voglio cambiare il sistema di reclutamento perché non riflette più la nostra società: troppi dirigenti provengono dall’alta borghesia, troppo pochi dalle famiglie più modeste. Voglio cambiare il modo di formare i quadri, che escono tutti dal torchio del pensiero unico", ha affermato il presidente che si definisce "di destra e di sinistra a un tempo". E ha aggiunto: "La nostra funzione pubblica è l’immagine della nostra società? No, perché tiene conto solo del merito e non dell’origine sociale e familiare. Oggi chi esce dall’Ena ha garanzie di successo e protezione a vita. Non mi sembra sia una cosa giusta né benefica per il paese".

Accusato finora di aver praticato una politica di destra che favorisce soprattutto i ricchi, Emmanuel Macron sembra orientarsi verso un progetto politico ispirato a una maggiore giustizia sociale. Ha fatto molte promesse in questo senso, annunciando in particolare la creazione di un consiglio composto da 150 cittadini estratti a sorte per "ridisegnare misure concrete destinate a combattere il riscaldamento climatico".

Non è il Ric, il referendum d’iniziativa civica chiesto a gran voce dai gilet gialli, ma è comunque un passo in direzione di una partecipazione politica dal basso. Democrazia diretta, direbbe Beppe Grillo che aveva sostenuto una identica formula per il nostro Senato. Funzionerà agli occhi dell’opinione pubblica?  I primi dati sono positivi: fermo in dicembre al 27% di gradimento, Macron è salito al 32%.  Ma oggi è sabato, i gilet gialli tornano in piazza.