Lunedì 29 Aprile 2024

Migranti, l'idea di Juncker: polizia europea alle frontiere

Secondo El Pais il progetto sarà ufficializzato a Strasburgo. Effetto Diciotti, la gestione improvvisata dei flussi è superata. Gli agenti potranno intervenire in paesi terzi ed eseguire operazioni di rimpatrio forzato

Migranti sulla nave Diciotti ferma in porto a Catania (Ansa)

Migranti sulla nave Diciotti ferma in porto a Catania (Ansa)

Bruxelles, 8 settembre 2018 - La Commissione Ue avrebbe intenzione di approvare un progetto di legge per istituire un primo nucleo di polizia europea al fine di sorvegliare le frontiere comuni, trasformando il controverso controllo dei flussi migratori irregolari in una competenza sovranazionale. L’indiscrezione è stata data dal quotidiano spagnolo El Pais, il progetto di polizia europea di confine costituirà la parte fondamentale dell’ultimo discorso che l’attuale presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, terrà sullo stato dell’Unione mercoledì prossimo a Strasburgo.

Nel progetto che ha in serbo Juncker è prevista una doppia blindatura dei confini europei, che agisca sia in termini di effetto barriera come deterrente per scoraggiare intrusioni di migranti economici (oggi un colabrodo, dal mare Egeo a Gibilterra), sia sul fronte Internet e social network, per scongiurare eventuali interferenze esterne all’Europa sui processi elettorali. Le iniziative di Bruxelles, che già fanno i conti con gli scenari in vista delle elezioni europee del maggio 2019, puntano a rassicurare una opinione pubblica sempre più insofferente di fronte all’indifferenza dei partner europei manifestata in questi anni mentre crescevano i flussi caotici e incontrollati di migranti nel Mediterraneo. La proposta di polizia europea offre una sponda al presidente francese Emmanuel Macron che, in crisi di consensi, si è speso più volte in chiave anti-populista. Prospettare una missione europea con regole di ingaggio più stringenti significa disinnescare la mina vagante rappresentata dai barconi che arrivano allo sbaraglio, visto che il tema ricorrente della tutela delle frontiere e dei porti sta portando i paladini delle sovranità nazionali dritti nella stanza dei bottoni. Al progetto di istituire una Guardia europea per il controllo delle coste e dei confini terrestri, si aggiunge l’idea di conferire agli agenti la possibilità di intervenire in Paesi terzi, e l’autorità di procedere nelle operazioni di rimpatrio degli immigrati irregolari. 

La proposta di istituire una Guardia europea delle coste e dei confini, che dovrebbe avere dunque capacità di sorveglianza attiva sul territorio di Schengen, è una ipotesi che circola da diversi anni, relegata sotto forma di progetto sulla carta per via delle esitazioni dei burocrati di Bruxelles. Ma dopo l’uscita di scena delle ong dal Mediterraneo, con paesi come l’Italia in rivolta per essere stata lasciata sola a fronteggiare un fenomeno senza precedenti, l’aria è cambiata.

All’inizio di luglio, a Vienna per l’avvio della presidenza di turno austriaca del Consiglio dell’Ue, il presidente Juncker aveva annunciato che a settembre sarebbe maturata la proposta legislativa della Commissione Ue per dotare Frontex di 10mila unità aggiuntive entro il 2027, con un mandato e regole di ingaggio tali da trasformare di fatto l’agenzia Ue in un corpo di polizia di frontiera, affidandole un compito decisivo sui rimpatri forzati. Nei giorni scorsi il tema era stato ripreso dal Commissario europeo alla migrazione, Dimitris Avramopoulos, che con un repentino cambio di atteggiamento aveva annunciato misure rigorose. come appunto la trasformazione dell’Agenzia delle guardie di frontiera e guardacoste, Frontex, nel primo esempio di polizia europea, con maggiori poteri.

La Commissione Ue, lascia intendere il quotidiano spagnolo, ritiene che l’ultima crisi migratoria, scatenata dal condivisibile rifiuto dell’Italia di consentire lo sbarco di persone raccolte in mare, abbia dimostrato che la gestione improvvisata dei flussi migratori è superata, e deve esserci una gestione coordinata. In pratica sarebbe la conferma che la linea espressa dal premier Giuseppe Conte trova consensi, che l’atteggiamento risoluto del governo italiano ha aperto una breccia e sta creando le condizioni per ridiscutere gli equilibri in una Europa dominata da egoismi, tornaconto e ipocrisie. Proprio come si è visto negli ultimi mesi nel rimpallo dei porti tra l’Eliseo, Malta, Bruxelles e Madrid, in occasione delle diverse crisi che si sono succedute: Open Arms, Aquarius, e per ultimo la Diciotti.