Lunedì 29 Aprile 2024

Migranti, vertice Ue. Conte stoppa documento. Ma c'è accordo con Macron

Il premier: "niente voto se non passa il concetto di responsabilità condivisa sui soccorsi ai migranti in mare". Si apre uno spiraglio nella notte con il presidente francese. Merkel: avanti con coalizione di volenterosi La Valletta, attracco Lifeline: mamme incitano i figli a insulti razzisti Summit sui migranti, ecco perché Conte minaccia il veto

Giuseppe Conte (Imagoeconomia)

Giuseppe Conte (Imagoeconomia)

Bruxelles, 29 giugno 2018 - Un patto tra Giuseppe Conte e Emmanuel Macron apre la strada a un accordo oggi al vertice Ue sui migranti. Roma e Parigi vorrebbero arrivare all'intesa a 28, ma le speranze di riuscire a coinvolgere tutti, Visegrad compresi, sono poche. Prende corpo l'ipotesi di una coalizione dei volenterosi evocata più volte nei giorni scorsi da Angela Merkel per imprimere una svolta verso una gestione più coordinata dell'emergenza. Lo spiraglio al termine di una giornata tesa.

Sembrava l'ora della resa dei conti in Europa, riunita a Bruxelles per il vertice sui migranti. Il Consiglio europeo spaccato, l'Italia che minaccia il veto sulla risoluzione finale se nel testo non sarà inserito il concetto di "responsabilità condivisa sui salvataggi in mare". Anche se "spero di non doverlo usare", aveva aggiunto ieri mattina Giuseppe Conte. Il premier ha bloccato l'adozione le conclusioni della prima parte del vertice, spiegando che l'Italia vuole dare un voto sul documento per intero non su singoli pezzi. Inoltre è stata cancellata la conferenza stampa di Juncker e Tusk, prevista al termine della prima parte del vertice. "Uno Stato membro ha messo la riserva sull'intero progetto di conclusioni", è la motivazione annunciata dal portavoce di Tusk, quindi "non c'è stato accordo sulle conclusioni". L'incontro con la stampa si terrà oggi, al termine della seconda tornata di colloqui. "Con Giuseppe Conte ci mobilitiamo per giungere a un accordo europeo sull'accoglienza dei rifugiati" scriveva ieri sera il presidente francese, Emmanuel Macron, in un tweet. E quella mobilitazione, quel lavorare gomito a gomito, un effetto l'ha sortito. Ma facciamo un passo indietro e rileggiamo i passaggi della giornata di ieri.

"Il presidente del Consiglio - precisano fonti di Palazzo Chigi - difficilmente potrà accettare conclusioni che non affermino il principio che chi arriva in un paese transfrontaliero dell'Ue arriva in Europa, che non ribadiscano la necessità di azioni e responsabilità congiunte degli Stati membri riguardo agli sbarchi di migranti per effetto di operazioni di salvataggio, che non prevedano un cospicuo rifinanziamento del Fondo per l'Africa e che non contemplino la necessità espressa di riformare il regolamento di Dublino, nonchè una rapida attuazione entro l'anno di questi principi. Conte aveva concordato personalmente con Emmanuel Macron delle conclusioni ispirate agli obiettivi contenuti nella proposta italiana (European Multilevel Strategy for Migration) e più volte ha cercato di coinvolgere altri Paesi. Intanto il primo ministro ungherese, Vitkor Orban, anticipa la sua opposizione a quel tipo di accordo, in particolare sui centri controllati per migranti su base volontaria. La Polonia si distingue: bene le piattaforme di smistamento, ma che siano fuori dalla Ue. Dei ricollocamenti non si fa cenno.

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"FUORI DA SCHENGEN CHI NON E' SOLIDALE" - La posta in gioco del summit è alta: si cerca un'intesa tra i 28 sul principio di responsabilità condivisa per lo sbarco dei migranti come richiesto dall'Italia, e un accordo sui movimenti secondari come vuole la Germania, fanno sapere fonti Ue. E "chi non sarà solidale sarà escluso da Schengen (l'area di libera circolazione ndr) con la chiusura delle frontiere interne". A Bruxelles prevale il pessimismo sulla possibilità di un accordo: è lo stesso presidente del Consiglio Ue Donald Tusk a parlare esplicitamente di "summit difficile". Si preannuncia dunque un duro braccio di ferro. La speranza è che la vicenda della Lifeline, con l'intesa di redistribuzione in 8 Paesi verbalmente siglato ieri, faccia da apripista. Ma il timore è che resti un caso isolato, vista la posizione di molte nazioni, ancora restie ad accogliere.

MERKEL: COALIZIONE DI VOLENTEROSI - Per Angela Merkel, se non ci sarà unanimità sulla modifica del trattato di Dublino, l'accoglienza sarà ancora su base volontaria. "Non possiamo lasciare soli i Paesi in cui si verifica la maggior parte degli arrivi", ha detto oggi al Bundestag la cancelliera, che proprio sulla questione immigrazione si gioca anche la tenuta del suo governo. Ma "fino a quando su tutto questo non ci sarà un consenso a 28 andremo avanti con una coalizione dei volonterosi". Parole che sommate al niet italiano e a quello dei Paesei di Visegrad non fanno presagire nulla di buono. 

TUSK - "Dal 2015 siamo riusciti a contenere i flussi migratori del 96% per cento, solo perché abbiamo deciso di cooperare con i paesi terzi e di bloccare la immigrazione illegale al di fuori dell'Ue - dice invece dal canto suo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk -. Ecco perché, durante il summit, suggerisco di concentrarci sulla frontiera esterna dell'Ue, compreso il progetto delle piattaforme di sbarco". 

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 SPAGNA: DALL'ITALIA DISCORSI INCENDIARI - "Non possiamo portare tutti in Italia e Spagna - ripete Conte in Aula alla Camera - Occore un' accoglienza in più paesi europei e vanno portati a termine i ricollocamenti". Ma è proprio da Madrid che oggi arrivano nuove stilettate all'indirizzo italiano. Intervistato dal quotidiano francese Le Monde, il premier Pedro Sanchez, rimprovera l'Italia per i "discorsi incendiari" che "possono essere efficaci in termini elettorali, ma non lo sono come risposta a questi drammi". Da valutare sarà anche l'atteggiamento della Francia, che sì ha trattato con Roma per sbloccare il caso Lifeline, ma che è ancora ai ferri corti con Salvini. Macron sembra comunque sulla stessa linea d'onda di Conte: "L'alternativa è semplice - dice il presidente francese arrivando al vertice - vogliamo soluzioni nazionali o soluzioni europee di cooperazione? Io difendo soluzioni europee". 

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LA DENUNCIA. "Italia e Malta negano l'accesso alle loro acque territoriali alla nostra nave Open Arms, un battello umanitario che ha salvato oltre cinquemila vite in un anno sotto il coordinamento della Guardia Costiera, che è stato dissequestrato dalla giustizia italiana ed il cui equipaggio è europeo, come la bandiera" della stessa nave. Così la ong Proactiva Open Arms ha annunciato su Twitter il divieto di accesso ai porti italiani e maltesi richiesto per fare rifornimento e cambiare equipaggio.

LA SMENTITA. Pochi minuti dopo il lancio di questo tweet è circolata tramite agenzie una dichiarazione di tutt'altro tenore: "Non c'è stata alcuna richiesta da parte delle imbarcazioni della Ong catalana Proactiva Open Arms di entrare nelle acque territoriali o nei porti italiani". Questo è quanto si è appreso da fonti qualificate secondo le quali la Open Arms si trova in area Sar libica mentre la Astral, l'altra imbarcazione della Ong con a bordo quattro europarlamentari, si trova in acque internazionali in area Sar di Malta e sta navigando dirigendosi verso le coste africane. Anche il sito MarineTraffic con la posizione dei natanti in tempo reale mostra Open Arms nelle acque in area Sar libica davanti a Tripoli. I parlamentari a bordo, tre spagnoli e uno italiano,   prevedono di condividere le loro osservazioni alla prossima assemblea plenaria in programma a Strasburgo dal 3 al 5 luglio. Il comandante della Astral, Riccardo Gatti, ha affermato di non sapere se alla nave sarà concesso di attraccare nuovamente nel porto maltese.