Mercoledì 24 Aprile 2024

Dazi, Trump attacca Ue e Cina. E le dimissioni di Cohn spaventano Wall Street

Il consigliere anti dazi Cohn lascia la Casa Bianca. Le Borse temono una guerra commerciale. Casa Bianca: "Decisione in settimana". Bruxelles: "Reazione pronta" Trump, pornostar gli fa causa. "Accordo per tacere è nullo" Corea del Nord, svolta di Kim: summit con Moon. "E vuole dialogo diretto con Usa"

Donald Trump (Ansa)

Donald Trump (Ansa)

Washington, 7 marzo 2018 -  Dopo la ricomparsa del sexgate, l'ultimo scossone all'amministrazione di Donald Trump è arrivato dalle dimissioni del consigliere economico anti dazi, Gary Cohn, che segnano la vittoria della linea protezionista alla Casa Bianca. L'uomo, su cui Wall Street e i mercati riponevano le proprie speranze alla fine ha ceduto, e tutte le principali asset class ne hanno risentito: lo yen (tipico bene rifugio) ha accelerato mentre peso messicano e dollaro canadese hanno perso terreno; i future del Dow Jones Industrial Average sono arrivati a cedere ben 400 punti, oltre l'1%, e i rendimenti dei Tresury bonds a 10 anni sono scesi al 2,85%.

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Apertura in calo anche per le principali Borse europee e chiusura in rosso per le asiatiche. Le difficoltà delle piazze d'affari sono un chiaro segno del timore dei mercati verso la decisione di Trump d'imporre dazi del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio ignorando i segnali di pericolo giunti persino da personalità del suo Partito repubblicano come lo speaker della Camera, Paul Ryan. Trump ha fatto sapere di essere già alla ricerca di un rimpiazzo per Cohn: "Prenderò presto una decisione sulla nomina del nuovo capo consigliere economico. Molte persone vogliono il posto , deciderò con saggezza!", ha twittato il tycoon. Intanto una nota della portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders fa sapere che la decisione del presidente sui dazi arriverà entro la fine della settimana, mentre Axios cita due fonti interne all'amministrazione secondo cui Trump sarebbe "impaziente" e potrebbe firmare il provvedimento già domani.

LA STRETTA SULLA CINA - Cohn guidava l'ala 'globalista' dell'amministrazione, ma alla fine il tycoon ha preferito dare ascolto ai 'falchi' come Peter Navarro, di vedute fortemente protezioniste. La possibilità che a prendere il posto di Cohn sia proprio Navarro, economista e autore del libro 'Death by China' (Morte per mano della Cina, ndr), getta ulteriori ombre sul futuro dei rapporti commerciali tra Washington e Pechino. Secondo Bloomberg, l'amministrazione Trump starebbe considerando una stretta senza precedenti sugli investimenti cinesi negli Stati Uniti e l'imposizione di dazi su una larga fetta delle importazioni dal gigante asiatico, più volte accusato dagli Usa di dumping e furto sul fronte di proprietà intellettuale. Oggi su Twitter, Trump ha annunciato di avere chiesto alla Cina di sviluppare un piano per ridurre il suo avanzo commerciale con gli Stati Uniti di un miliardo di dollari in un anno: "La nostra relazione con la Cina è stata molto buona e siamo impazienti di vedere quali idee presenteranno. Dobbiamo agire subito!" ha scritto il presidente. Pechino non ha ancora commentato la proposta.

Corea del Nord, svolta di Kim: summit con Moon. "E vuole dialogo diretto con Usa"

TENSIONI CON L'UE - Trasversali le condanne dal mondo dell'economia e della finanza: dall'agenzia di rating Fitch che mette in guardia sulla possibilità di ritorsioni, all'avvertimento di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui "una guerra commerciale sarebbe 'terribile' per la crescita mondiale". 

Intanto sale la tensione tra gli Usa e l'Unione Europea, oggetto delle critiche di Donald Trump, che nella giornata di ieri ha duramente attaccato Bruxelles: "La Ue è stata particolarmente dura con gli Stati Uniti. Hanno reso impossibile vendere lì alcuni nostri prodotti" ha spiegato il tycoon, assicurando che "questo non accadrà mai più". Anche se il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha tentato di rassicurare i partner, Ue in testa, assicurando che gli Usa non cercano il muro contro muro, le dichiarazioni del presidente secondo cui "a volte le guerre commerciali non sono così male", non lasciano un ampio margine di manovra.

Sul tavolo della Commissione Europea è già pronto un piano con una lista di prodotti 'made in Usa' da colpire, per un totale di 2,8 miliardi di euro qualora i dazi fossero approvati. Pronti anche una clausola di salvaguardia (nel caso l'acciaio Usa a basso costo invada il mercato Ue) e un ricorso davanti all'Organizzazione mondiale del commercio, dove l'Ue si sta coordinando con altri Paesi come il Canada. "Finché le misure Usa non sono prese, speriamo di poter evitare una disputa commerciale che non è nell'interesse di nessuno", ha detto oggi la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstroem. Ma "è chiaro che se queste verranno prese danneggeranno l'Ue", ha aggiunto, e quindi "dobbiamo rispondere in modo fermo e proporzionale" e "in linea con le regole del Wto". 

FRONTE IMMIGRAZIONE - Nel frattempo continua la lotta del presidente contro le città o gli Stati 'santuario', ovvero che approvano leggi in grado di ostacolare le norme federali sull'immigrazione. Oggi il dipartimento di Giustiza Usa ha infatti fatto causa alla California prendendo di mira leggi che impediscono alle autorità di espellere milioni di persone giunte nel paese senza documenti e che l'amministrazione Trump considera un deliberato intralcio alla giustizia.