Lunedì 29 Aprile 2024

Regioni, un passo verso l'autonomia

Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna firmano il patto col Governo

Roberto Maroni (Ansa)

Roberto Maroni (Ansa)

Roma, 28 febbraio 2018 - In principio furono i referendum autonomisti di Lombardia e Veneto del 22 ottobre scorso, poi si accodò anche l’Emilia Romagna. L’effetto è che nella sala Verde di palazzo Chigi, un luogo solenne teatro delle grandi intese nei giorni importanti, verrà firmato il primo atto concreto che riconosce il valore di quei referendum e delle trattative che ne sono seguite, e che avvia un concreto iter di maggiore autonomia per tre regioni importanti del nostro Paese. Una piccola-grande rivoluzione, della cui effettiva portata ancora non si colgono i segni concreti, ma che comunque è lì e dovrà, deve, essere raccolta nel prossimo futuro. «Questa settimana firmerò l’accordo con il governo per dare maggiore autonomia alla Lombardia e trasformarla in una Regione Speciale. Sono stato proprio bravo», ha scritto il governatore Roberto Maroni con evidente soddisfazione per un mandato al Pirellone che si chiude con un risultato concreto. Stessa soddisfazione per il presidente emiliano Stefano Bonaccini. «Ciò che firmeremo insieme a Lombardia e Veneto è molto importante e conferma quello che dissi in aula quando ebbi il mandato dell’assemblea. E cioè che il futuro parlamento e il futuro governo non potranno non tener conto di questo accordo preliminare». Ecco, appunto, il termine giusto è accordo preliminare. Perché l’intesa siglata con il governo è un «accordo preliminare», una carta che fissa i principi generali, la metodologia e le materie per l’attribuzione di nuove materie alle regioni che ne hanno fatto richiesta. Gli sherpa di governo (a seguire la «pratica» è il sottosegretario Gianclaudio Bressa) e regioni sono al lavoro fino all’ultimo e non tutto filtra del lavoro preparatorio. Si sa però che quello nella sala Verde sarà un passaggio non definitivo, ma nello stesso tempo fondamentale. La trattativa dovrà essere più affinata e soprattutto entrare nel dettaglio in forma ancora maggiore con il nuovo governo. In ogni caso l’accordo prevede che le regioni interessate possano compartecipare a uno o più tributi statali, in sostanza trattenersi una parte di uno dei tributi che finora va interamente a Roma, e che, sempre in materia di finanziamenti, si introduca nero su bianco il principio dei fabbisogni standard, per cui ogni regione riceve finanziamenti rapportati ai reali costi di un certo servizio, paramentrati a livello centrale (la famosa siringa, esempio, che deve costare la stessa cifra a Milano e a Napoli, e che invece adesso costa a Napoli tre o quattro volte più che a Milano). Nell’accordo si prevede anche un primo elenco di materie sulle quali avrà competenza la regione: istruzione, salute, politiche per il lavoro, rapporti con la Ue, ricerca e innovazione. In ogni caso sarà il prossimo parlamento e il prossimo governo a portare avanti il resto dell’intesa. Per adesso si è parlato solo, ha sottolineato Bressa, dei «principi generali».