Mercoledì 24 Aprile 2024

Consultazioni al Quirinale, tutti sul Colle. Ma serve tempo

La soluzione è ancora lontana. E ognuno cerca di preparare la propria base a eventuali 'sacrifici' Consultazioni al Quirinale, oggi Berlusconi, Salvini e Di Maio. La diretta Consultazioni al Quirinale, primi incontri per Mattarella

Consultazioni al Quirinale, Bonino, De Petris e Grasso al Colle (ImagoE)

Consultazioni al Quirinale, Bonino, De Petris e Grasso al Colle (ImagoE)

Roma, 4 aprile 2018 - Ora parlo io. "Bene, sedetevi qui e ragioniamo: con chi pensate di poter fare un governo? Dove credete di prendere i voti che vi mancano? Quali discorsi avete già intavolato con le altre forze politiche? Quali sono i punti programmatici che pensate di aver messo a fuoco? Avete un’idea degli uomini che intendete coinvolgere? E chi dovrebbe guidare questo governo?". Ecco, saranno più o meno queste le domande che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolgerà alle maggiori forze politiche che incontrerà nel suo studio alla vetrata. E dopo il primo giro di consultazioni con le delegazioni numericamente minori (in parlamento), nel secondo giorno salgono i big. E si inizierà davvero a fare sul serio. 

Consultazioni al Quirinale, oggi Berlusconi, Salvini e Di Maio. La diretta

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Governo italiano, le consultazioni: i precedenti, le formule e la storia repubblicana Il Capo dello Stato eserciterà un forte richiamo al principio di realtà, facendo capire che il tempo degli slogan è terminato e adesso si devono tirar fuori le carte vere. Almeno davanti a lui. Può darsi però che quanto emerge nello studio del presidente e quanto viene trasmesso all’esterno dagli stessi partiti continui a divergere e tutto si svolga ancora su due livelli, uno pubblico fatto di tattiche pressioni e furbi smarcamenti, e uno più riservato in cui i canali del dialogo tra le forze politiche e col Quirinale continuino.  La parte pubblica del confronto, dalle aperture di Di Maio a Lega e Pd in avanti con relativi veti e controveti, fa emergere una volontà di alzare la temperatura del confronto, come se si giocasse a perdere, magari con qualche colpo sotto la cintura tipo il tentativo grillino di dividere il fronte opposto, come se l’opposizione facesse più gola di un governo di cui forse si temono gli oneri e le ricadute di impopolarità. Una situazione paradossale, la cui fotografia è scattata con esperta visione da Pierluigi Bersani: «Berlusconi è l’unico a non giocare, a star fuori. E’ un suo antico istinto: bisogna sempre star dentro».

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La parte meno nota, quella delle diplomazie sotterranee e dei pizzini nascosti tra un caffè e l’altro, raccontano di una trattativa in cui nessuno può uscire troppo vincitore, perché dalle urne nessuno è sortito davvero vincitore, ma nessuno può anche apparire troppo sconfitto, umiliato di fronte alla propria base. Sia i Cinquestelle sia il centrodestra vogliono andare al governo e soprattutto al di là delle chiacchere nessuno vuole tornare davvero a votare subito, ma nessuno può ammainare troppo presto i vessilli issati in campagna elettorale. Serve quindi ancora tempo, per ammorbidire le posizioni e far comprendere alle rispettive genti che gli eventuali «sacrifici» e deroghe ai principi di sempre saranno accettati in nome dell’interesse generale. Cioè al proprio.