Sabato 27 Aprile 2024

Crisi e manovra bis, il governo fa muro

Rispediti al mittente gli allarmi di Fitch. Salvini: "Fantascienza, io vivo nella realtà"

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (Ansa)

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (Ansa)

Roma, 24 febbraio 2019 - L’immagine che si delinea nella palla di cristallo di Fitch è concreta o remota? In soldoni: la crisi – come avverte l’agenzia di rating americana – è davvero dietro l’angolo? A sentire i vicepremier si direbbe proprio di no: "Conta la vita reale, non la fantascienza", avverte Salvini. "Ogni politica che sta portando avanti questo governo ha una prospettiva di cinque anni", rilancia Di Maio. Nei palazzi del potere di solito affermazioni simili confortano pochissimo ma stavolta i due leader dicono la verità: il motivo principale della resistenza dell’esecutivo è la comune intenzione, per motivi diversi, di evitarne il crollo

Salvini non ha interesse a concludere un’esperienza che continua a pagare in termini di consensi; al contrario Di Maio, che è in fase calante, avrebbe tutto da perdere e con lui M5S da un’implosione. Non è un caso se, per evitarla, hanno congelato una serie di mine, e a partire dalla Tav per arrivare all’Autonomia.   Tutto a posto? Fino a un certo punto: l’immobilismo del governo – garante dell’attuale equilibrio precario – rischia di essere scosso dall’andamento negativo dell’economia. Checché dicano Istat, Commissione Europea & co., la manovra bis da 8-10 miliardi è un treno che arriverà in stazione a giugno, dunque un problema di là da venire: "È prematuro parlarne", sottolineava il ministro Tria non più tardi di giovedì. Però, di fronte alla recessione tecnica, al crollo della produzione industriale, all’incertezza sulle grandi opere, potrebbe crescere lo scontento nel Paese mettendo i due soci – assai sensibili agli umori degli elettori – con le spalle al muro. Difficile andare avanti come nulla fosse, in tal caso: anche perché i mercati finanziari non perdonano l’inattività, tanto che è già suonato l’allarme a Palazzo Chigi contro "il partito dello spread". 

Ragion per cui si moltiplicano gli annunci: "Acceleriamo lo sblocca-cantieri", via "al piano di investimenti", o ancora al taglio degli stipendi dei parlamentari. Di contro, in queste contraddizioni confidano i Berlusconi e i forzisti. "Abbiamo degli sciagurati, irresponsabili e incapaci al governo. Vanno cacciati al più presto", tuona Gasparri. Non è un mistero che il rinvio della decisione sulla Torino-Lione ha scatenato proteste tali al Nord, da spingere il leader della Lega a rompere il patto del silenzio, e promettere che la ferrovia si farà. Né questa è l’unica incognita in grado di far saltare i conti di Salvini e Di Maio: si deve guardare pure al quadro internazionale. Dal braccio di ferro fra Usa e Cina a una Brexit disordinata al caos in Venzuela, ce n’è sul fuoco di carne che potrebbe bruciare le carte con cui giocano ora i due leader al governo.    Naturalmente, entrambi sperano che esca un nuovo assetto europeo dalle urne il 26 maggio per avere altre fiches da spendersi: nessuno, però, sa quali vantaggi potrebbero poi derivarne. C’è di più: anche la variabile elettorale potrebbe avere un peso sul destino del governo. M5S ha già messo nel conto la sconfitta in Sardegna ma fino a quando avrà interesse ad andare avanti in un’esperienza di governo che a ogni appuntamento ne diminuisce la consistenza? E se i tentennamenti sulla Tav dovessero far perdere terreno a Salvini in Piemonte che, il 26 maggio, sceglierà il nuovo governatore è lecito supporre che il “capitano” cambierebbe rotta.