Regioni, sì al taglio vitalizi. Spaccatura sull'autonomia

Erika Stefani
Erika Stefani
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 4 Aprile 2019, 08:10
Sì al taglio dei vitalizi dei consiglieri regionali, spaccatura sull'autonomia differenziata: erano i due punti principali all'ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni convocata a Roma dal ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani, e se sul primo punto c'è stata fumata bianca, sul secondo è muro contro muro. Ieri è stata raggiunta l'intesa che parifica il trattamento dei parlamentari con quello dei consiglieri regionali. Il nuovo provvedimento, secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, «consentirà di risparmiare 150 milioni di euro in 5 anni». Stefani si è limitata a sottolineare che «si tratta di un taglio consistente». Il meccanismo sarà basato su «un sistema contributivo, per cui si riceve in base a quanto è stato versato, parificando i consiglieri regionali ai parlamentari», ha spiegato ancora Stefani.
Ma è sull'autonomia che l'Italia sia spacca: nove Regioni sono pronte a partire, il Sud non del tutto compatto - si oppone. A guidare il fronte del no è il governatore della Puglia, Michele Emiliano, dall'altra parte Veneto, Emilia Romagna e Lombardia ritengono che non ci sia più tempo da perdere e possibilità di ripensamenti. Insomma, le distanze tra i governatori sono rimaste identiche, ma in realtà è in atto un tutti contro tutti. All'interno del governo Lega e M5S non hanno trovato un'intesa, tra le Regioni stesso discorso e tra i governatori e il ministero non c'è sintonia. Proviamo a ricostruire questo puzzle: Veneto Emilia Romagna e Lombardia sono praticamente pronte a partire, il Piemonte e la Liguria sono a buon punto, Toscana, Campania, Umbria e Marche hanno fatto richiesta ma non hanno specificato le competenze che chiedono. E altre ancora si accingono a farlo, come il Lazio che chiede di poter gestire autonomamente cinque materie: dalla finanza pubblica in relazione agli enti locali, alla formazione, al cinema e l'audiovisivo. Niente a che vedere con il numero delle competenze che chiedono in via esclusiva Veneto e Lombardia, che ne vogliono ben 23, mentre 15 ne chiede l'Emilia Romagna. Tutto questo mentre non è chiaro nemmeno quale dovrà essere il percorso da portare avanti.
Il ministro Stefani attende «dal Parlamento, in particolare dai presidenti di Camera e Senato, di capire quale sia l'iter da affrontare per il dibattito parlamentare, al quale sono totalmente aperta». E mentre i presidenti di Veneto e Lombardia chiedono al governo di incardinare il provvedimento in parlamento perché «il treno dell'autonomia - ha detto il presidente del Veneto Zaia - è partito e non si fermerà», Emiliano ha fatto notare che «su questa vicenda, su cui non sa che pesci prendere, il governo rischia di cadere e si è augurato uno stop a tutto questo processo». «L'autonomia differenziata di alcune regioni ha spiegato Emiliano - a danno delle altre non mi pare sia una priorità del Paese, anzi costituisce un momento di divisione, non di rilancio. Il governo deve governare, non pensare a tenersi in equilibrio per tenere unita la maggioranza, senza alcun riflesso sugli interessi reali dei cittadini. Avevo immaginato quella odierna come una giornata di indirizzo da parte del governo su come uscire dal tunnel nel quale il governo stesso si è cacciato, invece nessuna indicazione è venuta dal ministro. La discussione oggi è stata come un interessantissimo convegno». Per Emiliano, è «evidente che su questo argomento c'è un conflitto gigantesco tra le Regioni, dentro il Parlamento, nel Paese. E questo conflitto non consente di prendere una decisione su un tema così importante. Quindi mi auguro che ci sia uno stop». La Campania è sulla stessa linea: «Spero che le Regioni possano presentare un progetto condiviso che consenta a questa vicenda di non paralizzare il paese: è importantissima per alcuni ma non mi sembra la priorità per l'Italia, è un tema di divisione più che di rilancio», ha commentato il presidente Vincenzo De Luca, che ha chiesto «un dibattito parlamentare vero». «A chi paventa che mediante il regionalismo differenziato si voglia spaccare l'Italia, voglio evidenziare che, già oggi, in Italia abbiamo importanti situazioni di divaricazione in termini di servizi al cittadino», la replica di Luca Zaia (Veneto). A premere sull'acceleratore è soprattutto la Lega: «L'autonomia differenziata prima delle Europee? Almeno un primo mattone sì, perché fa bene a tutta Italia», l'intervento di Matteo Salvini.
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