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Cronaca

Secondo un pentito Gigi Lentini pagava 1000 euro al mese di pizzo alla ‘ndrangheta. L’ex calciatore nega le dichiarazioni del collaboratore di giustizia

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Si è rivelato tutto il quadro delle operazioni della ‘ndrangheta con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Ignazio Zito: a pagare il pizzo erano in tanti, anche Gigi Lentini, ex calciatore di Toro e Milan per il suo ristorante. Ogni mese 1000 euro; li andava a riscuotere di persona il genero di Ignazio Zito, Fabio, per conto di Franco Arone e Bono Tonino, una volta anche accompagnato dal collaboratore di giustizia. Altri negozi e attività in Carmagnola, come una tabaccheria, un negozio per animali, un supermercato e un concessionario di auto pagavano 500 euro al mese.

Si delinea così una rete pervasiva della criminalità organizzata nella provincia torinese, ma anche cuneese. Questa si era specializzata oltre che nel pizzo anche nelle estorsioni e nel recupero crediti. Minacciavano di dare a fuoco tutta l’attività se il titolare non pagava il dovuto.

Altre attività illecite erano i matrimoni combinati per ottenere la cittadinanza, il traffico di droga e la falsificazione di documenti. Per tutto c’era un prezzario: 3.000 euro per i permessi di soggiorno, 2.500 per una patente falsa, 4.000 per un passaporto anch’esso contraffatto. Per i matrimoni invece chiedevano 6.000 euro per un uomo disposto a sposarsi per far ottenere la cittadinanza mentre 7.000 per una donna.

I legali di Gianluigi Lentini e di Giovanni Pisano, legale rappresentante p.t. del ristorante pizzeria Tap-in

Il Sig. Gianluigi Lentini non è titolare del ristorante-pizzeria “Lentini’s Home”, in quanto tale denominazione è utilizzata esclusivamente al fine di identificare l’intero immobile di sua proprietà, all’interno del quale vengono svolte alcune attività commerciali, tra le quali quella della pizzeria Tap-in di Pisano Giovanni & C., il quale gestisce in via esclusiva ed autonoma tale attività.

Sia il Sig. Lentini che il Sig. Pisano contestano recisamente quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia, in quanto agli stessi non è mai stato richiesto alcun pagamento di “pizzo”, così come non hanno mai provveduto ad effettuare alcun pagamento di sorta.

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