Terrorismo, i killer di Berlino e di Marsiglia hanno vissuto ad Aprilia

Erano transitati in Italia l’autore della strage in Germania nel 2016 e l’uomo che ha ucciso due ragazze in Francia

È vissuto per qualche anno con la moglie ad Aprilia (Latina), Ahmed Hanachi, tunisino, l’uomo che domenica ha ucciso due ragazze alla stazione ferroviaria di Saint-Charles, a Marsiglia, prima di essere abbattuto dalla polizia. È vissuto ad Aprilia anche Anis Amri, il terrorista tunisino autore della strage di Berlino del 19 dicembre 2016, 12 vittime travolte dall’autoarticolato che aveva rubato, ucciso poi in un conflitto a fuoco con due poliziotti quattro giorni dopo a Sesto San Giovanni, al confine con Milano.

Le prime indagini della polizia di Prevenzione e del Ros dei Carabinieri collocano intorno al 2006 l’arrivo in Italia di Ahmed Hanachi, nato – come si legge sul suo passaporto – il 9 novembre 1987 a Biserta. Prima, secondo Le Monde, vive nel sud della Francia nella regione Rhône-Alpes.

Hanachi si sposa con una donna italiana e si stabilisce ad Aprilia, dove la comunità di tunisini è ben radicata. Hanachi si barcamena, non ha un impiego fisso, passa il tempo a bivaccare nei bar. La relazione con l’italiana, anche per questo, non dura molto. I due divorziano.

Negli archivi della polizia a carico di Ahmed Hanachi risultano due arresti per furto e spaccio di droga. “Un piccolo criminale, niente di più”, spiega a Repubblica una fonte qualificata della nostra Antiterrorismo. “Per tutto il periodo in cui è stato nel nostro Paese non ha mostrato segnali di radicalizzazione e la perquisizione a casa della ex moglie (che si trova all’estero, ndr) non ha dato risultati”. Né il primo screening effettuato con i dati forniti dalle autorità francesi (il nome di Ahmed e i sette alias) ha rilevato contatti con Anis Amri o con i quattro tunisini espulsi dal Viminale nell’area di Latina. Anzi, Hamed e Anis potrebbero non essersi neanche incrociati: il primo sparisce dai radar italiani intorno al 2014 per poi ricomparire in Francia, il secondo esce dal carcere e passa una settimana a Campoverde ospitato dall’amico Montasar Yakoubi nel luglio del 2015.

E però quel che le cronache di Latina hanno riportato nell’ultimo anno e mezzo non pare essere più una serie di “casuali circostanze”: il 19 marzo 2016 viene espulso Triki Mohamed, tunisino ambulante di 50 anni residente a Borgo Grappa, perché “all’esterno del centro di preghiera islamica distribuiva una rivista radicale”; il 20 gennaio 2017 espulso un altro tunisino, senza fissa dimora, perché alla Caritas di Latina lo sentono minacciare di vendicare la morte del “suo fratello” Amri; il 25 febbraio espulso Moez Guidaoui, tunisino, 44 anni, perché il suo numero era sulla rubrica telefonica di Amri; il 12 marzo, infine, viene rimandato in Tunisia Alhaabi Hisham, 37 anni di Borgo Montello, perché all’interno della moschea di Latina (situtata in un capannone in periferia) fomentava un gruppo radicale contro l’imam moderato Arafa Rekhia Nesserelbaz.

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