Fraternità di Nazareth e padre Dell’Agli: un po’ di chiarezza

3619
Immagine d'archivio tratta dal sito della rivista Insieme

La ‘vicenda’ Fraternità di Nazareth non si chiude con la soppressione comunicata dalla diocesi ai primi di agosto. Quanto scritto nei giorni scorsi dal quotidiano ‘La Sicilia’, con la testimonianza di una ex aderente alla Fraternità, apre appena uno squarcio su una vicenda assai più ampia, documentata e ‘dolorosa’ per tante persone. Come avevamo scritto all’indomani della comunicazione della diocesi, fin troppo chiaro era il legame della soppressione della Fraternità con l’allontanamento della sua guida, il sacerdote Nello Dell’Agli, da amministratore parrocchiale di Sant’Isidoro Agricola. Si sono sentite molte ricostruzioni della vicenda nelle scorse settimane, di vario tenore: alcune interessate, altre strumentali, alcune addirittura fantasiose. Proviamo allora a fare chiarezza attraverso le testimonianze e i documenti attualmente conosciuti e di cui molti, ormai, hanno precisa contezza in città. Si è trattato infatti di un lunghissimo cammino, che tentiamo di schematizzare.

Anno 2015. Innanzitutto val la pena ricordare, come molti sanno e com’è è facile verificare attraverso la testimonianza delle persone coinvolte, che la prima Visita canonica alla Fraternità di Nazareth risale al 2015, a seguito di una serie di accuse mosse nei confronti del sacerdote da alcuni (ormai ex) membri dell’associazione. Il Visitatore, nominato dal Vescovo del tempo, stende una relazione in cui ravvisa delle gravi anomalie nella vita della Fraternità di Nazareth ed elenca una serie di provvedimenti e prescrizioni riguardanti sia il fondatore, sia il suo modo di condurre la Fraternità stessa.

Primavera 2019. Come abbiamo appurato, mediante un decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata viene nominato un Commissario pontificio con le facoltà di Visitatore Apostolico dell’Associazione privata di fedeli Fraternità di Nazareth. Di prassi la Congregazione invia un Visitatore quando giungono accuse e segnalazioni o alla Congregazione stessa o al Santo Padre, che poi interviene tramite il Prefetto della Congregazione.

Si tratta dunque di una seconda visita. Alla luce dei suoi risultati, la Congregazione chiede al Vescovo di Ragusa di avviare un processo canonico, nella fattispecie un processo canonico penale. Per garanzia di imparzialità il Vescovo di Ragusa affida il compito di istruire il processo a un collegio giudicante della Tribunale ecclesiastico regionale campano.

Naturalmente non sono finora state rese note nel dettaglio le evidenze emerse nel processo, ma da più parti viene confermato che si è trattato di un procedimento penale lungo e complesso, durato oltre un anno, durante il quale sono stati sentiti numerosissimi testimoni, compreso padre Dell’Agli, alla presenza del suo avvocato difensore. Le contestazioni mosse al sacerdote, ormai è chiaro, riguardano comportamenti molto gravi, dei quali – come detto – gli articoli sul quotidiano La Sicilia di questi giorni sembrerebbero documentare solo alcuni aspetti, riferiti alla testimonianza di un’unica persona, ex membro della Fraternità. Le ‘accuse’ oggetto del procedimento sarebbero invece state molteplici e di particolare gravità.

Primavera 2021. È così che si giunge, dunque, alla sentenza. Da quanto si è potuto fin qui ricostruire, il giudice avrebbe comminato a padre Dell’Agli una lunga serie di ‘pene canoniche’. Tra queste pare ci siano: la proibizione, per diversi anni, di esercitare il ‘ministero’ in forma pubblica e il divieto di insegnare in istituti religiosi (prova ne è il fatto che è stato sollevato dall’incarico a Sant’Isidora Agricola). Come avviene spesso in questi casi, per tutta la durata della pena il sacerdote non potrà dimorare nel territorio della diocesi di Ragusa, ma dovrà trasferirsi in una comunità indicata dall’autorità ecclesiastica. Ci sarebbe inoltre una serie di misure personali specifiche, come quella di presentare formali ‘scuse’ a persone che avrebbe danneggiato con dichiarazioni ritenute calunniose, in quanto – ha accertato l’autorità ecclesiastica – del tutto non veritiere.

Estate 2021. Il Papa, valutati gli atti, dà il proprio assenso alla sentenza, che diviene tecnicamente inappellabile.

Per concludere…

L’iter che ha portato alle pesanti decisioni dell’autorità ecclesiastica è durato anni, accompagnato da ‘richiami’ graduali, rimasti però inascoltati. La sentenza, dunque, sembra porsi come inevitabile, ancorché ‘dolorosa’, decisione.

La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Ragusa. È il Vescovo diocesano il giudice e, di norma, delega. In questo caso, trattandosi di fatti gravi, ha delegato un collegio giudicante di altra diocesi per ovvie questioni di imparzialità.

La sentenza ‘inappellabile’ non è sinonimo di una carenza di garanzie: il processo è stato celebrato secondo le norme. Il vaglio del Pontefice è previsto dalla legge canonica.

Spetta al vescovo di fare eseguire la sentenza con tutte le prescrizioni. La soppressione della Fraternità, rimasta senza fondatore e quasi priva di membri, rientra in questo contesto. Pare invece che il sacerdote non abbia ancora lasciato il territorio della diocesi.