UN ANNO FA LA MORTE DEL GIORNALISTA

Un archivio aperto ai giovani, l'eredità di Gianni Minà

Oggi pomeriggio alla Casa del Cinema di Roma alle 18,30 la presentazione dell'archivio Minà a un anno dalla scomparsa del giornalista. Saranno proiettate interviste inedite del Social Forum di Porto Alegre del 2005

Un archivio aperto ai giovani, l'eredità di Gianni Minà
Archivio Minà
La home page dell'Archivio Minà - www.giannimina.it

A un anno dalla scomparsa di Gianni Minà, la Fondazione Gianni Minà renderà accessibile una nuova piattaforma online che raccoglie il patrimonio filmico e cartaceo del grande giornalista. Il sito, vero e proprio strumento di ricerca per chi si avvicina al mestiere, è anche strumento di connessione per le nuove generazioni, studenti e docenti: ospiterà una selezione di documenti estrapolati dall’archivio e legati a temi specifici trattati da Minà nel corso della sua carriera. 

Minà ha prodotto oltre 1000 ore di tv, e negli archivi della fondazione c’è moltissimo materiale. “Lui pensava sempre ai giovani, che hanno una attenzione limitata, ma a cui bisogna tramandare la memoria - con la Fondazione Gianni Minà è stato creato il database con il suo materiale che sarà disponibile per tutti, perché è attraverso la conoscenza che ti formi una coscienza critica. E in questo diluvio di informazioni, oggi è più che mai necessario distinguere ciò che è finto da ciò che è vero”. Lo dice Loredana Macchietti, sua moglie e sua principale collaboratrice. 

Oggi alla casa del Cinema di Roma alle 18,30 verrà presentato questo progetto che vedrà disponibili sul web una serie di storie brevi e molte interviste effettuate dal giornalista. Tra i materiali assolutamente inediti, le riprese effettuate da Minà, unico giornalista presente, al Forum sociale mondiale di Porto Alegre del 2005 dove le tematiche sociali ed ecologiche legate allo sfruttamento delle risorse e dei popoli del Sud del mondo anticipavano di un ventennio il dibattito attuale su crisi climatica, globalizzazione e disuguaglianze.

 

Gianni Minà Archivio Minà
Gianni Minà

Minà è stato ed è tuttora, nonostante la sua scomparsa, il rappresentante di un giornalismo che riesce a rimanere empatico e contemporaneamente sempre distaccato. Tutti gli riconoscevano l'incredibile capacità di far raccontare, toccare la sensibilità delle persone e metterle in una condizione che permetteva di aprirsi.
Loredana Macchietti sostiene che lui scegliesse chi intervistare “per l’umanità e non per quello che rappresentava. Non aveva pregiudizi, sceglieva anche in base a questa sua insaziabile curiosità. Quando intervistava era come se si facesse carico di tutto quello che le persone davano in quel momento. Raccoglieva tutti i sentimenti veicolati. Stando sempre attento a mantenere il confine tra intervistato e intervistatore".

Il suo segreto risiedeva proprio nella sua idea della professione, che considerava un lavoro sociale: “Il ponte tra i fatti e le persone", ricorda Loredana Macchietti. 

"Lui doveva spiegare alle persone quel filo che collegava fatti apparentemente slegati tra loro. La sua forte curiosità lo spingeva ad andare dove le cose succedevano realmente, proprio perché ciò che si racconta a seconda di come viene filtrato può assumere diverse visioni tanto che a volte quello che si apprende da giornali e televisioni lascia un largo spazio di interpretazione e non corrisponde interamente alla realtà. Così meglio, per Minà, vedere i fatti in prima persona: a volte era in grado di raccontare una storia diversa. Per questo è stato isolato. Era dissonante”.