Nel fine settimana mentre molti di noi appassionati erano al Rally di Alba o lo seguivano grazie alle nostre numerose dirette Facebook, in Sudafrica era partito il Put Foot Rally, gara non competitiva ma benefica di cui vi abbiamo parlato. Una gara di cui non conoscevamo l’esistenza ma grazie alla passione, abbinata a grande curiosità, ci siamo interessati. Non vi resta che leggere il racconto di questa partenza e delle prime fasi di gara di questa avventura direttamente da una Pink Mambas, Valentina Prati, addetta alle comunicazioni del Cesvi, l’organizzazione per cui lavora.

“La linea di partenza era illuminata dai fari della macchina, altrimenti si sarebbe persa nel buio pesto delle 4:30 del mattino. Ferme nel parcheggio, aspettavamo il nostro turno per il saluto di Daryn Hillhouse. Il fondatore del Put Foot Rally stava augurando il miglior viaggio possibile a tutte le 120 auto e 8 moto in partenza per la corsa benefica a cui stiamo partecipando. “The Pink Mambas! Happy to finally meet you, have a great rally and see you in Namibia!”.
Flash, foto di rito e via: il Put Foot Rally è iniziato. Ci aspettano 9000km di strade asfaltate, insabbiate, sterrate, infangate che ci porteranno da Melkbosstrand in Sudafrica a Inhassoro, in Mozambico.
Le prime tre ore di guida sono al buio totale: solo i fari della macchina (la Ginger) illuminano l’asfalto davanti a noi.
Man mano che arriva la luce del sole, preannunciata da uno strappo rosso nel cielo all’orizzonte, iniziano a prendere forma intorno a noi pianure brulle puntellate di arbusti bassi e secchi, incorniciate da montagne di roccia brunastra.
Ad un certo punto la strada inizia ad alzarsi e abbassarsi seguendo il dorso di collinette basse.
La macchina comunica con noi attraverso un brontolio costante, che si impenna subito quando mettiamo la prima e la seconda, si anima nell’inserire la terza e si assesta felice sulla quarta; con la quinta, voliamo veloci sulla strada piatta, che alla minima salita la Ginger è affaticata dal suo stesso peso e da quello dell’attrezzatura (tende, cucina, taniche di benzina) che trasporta.
Dopo 8 ore di guida veloce arriviamo in Namibia. Il paesaggio diventa ancora più secco, i colori più chiari: la sabbia è più sbiadita, l’erba secca diventa d’argento translucido nel sole del pomeriggio. Enormi massi tondeggianti poggiano qua e là nei campi, arrivati lì chissà come. Lasciamo la strada asfaltata per quella sterrata; saltelliamo insieme alla Ginger mentre procediamo sulla strada battuta, zigrinata, che avrà un nome tecnico ma non sappiamo quale sia. A fianco della strada corrono i binari della ferrovia; le stazioni sono dei cartelli bianchi piantati a fianco della rotaia. Chissà chi mai scenderà qui in mezzo al nulla: l’occhio perlustra l’orizzonte ma non si vede il minimo insediamento umano. Avvistiamo un paio di branchi di antilopi, che corrono via spaventate e ci guardano da lontano.
Intorno alle 17 arriviamo all’entrata del parco nazionale del Fish River Canyon, dove c’è il campeggio dove dormiremo così da essere vicine al Canyon, che vedremo l’indomani all’alba. Apriamo le tende sopra la Ginger, e beviamo del vino sudafricano, fresco e fruttato, mentre le salsicce cuociono sul fuoco.
Alle 21 chiudiamo già gli occhi sul primo giorno di rally, mentre milioni di stelle splendono placide nella via lattea sopra di noi.

Sono 6 mesi che progettiamo questo rally. Sono tante le emozioni che ci hanno attraversato il cuore: emozione, eccitazione, paura, coraggio, stanchezza, trepidazione. Ora siamo qui. Siamo solo all’inizio, e ognuno dei 6 paesi che attraverseremo sarà qualcosa di completamente diverso dal precedente; addirittura, ogni posto in cui passeremo all’interno dello stesso paese sarà diverso da quello che avremo appena lasciato. In questo momento ci sembra che questa vita sia già diventata un po’ familiare, come se ciò che di sconosciuto ci stava aspettando sia già diventato un po’ più addomesticato, un po’ più familiare, senza però perdere quel fascino selvaggio ed eccitante che ci ha attirate qui da migliaia di chilometri di distanza”

Valentina Prati

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