Eraldo Baldini, dopo una vita a sinistra: «Non so ancora se andrò a votare»

Verso il 4 marzo affiora il malessere dello scrittore che è stato assessore Pd nella sua Russi: «È già successo e so che mi farà stare male ma non riesco a votare per chi mi fa meno schifo». La sicurezza? «Questione irrisolta che esiste»

Eraldo Baldini

Le imminenti elezioni politiche stanno mettendo in crisi di scelta molte persone, ancora indecise su chi votare. Dopo Marescotti, passato dall’estrema sinistra ai 5 Stelle, anche lo scrittore Eraldo Baldini, storicamente di sinistra, è perplesso sul da farsi.

Sa già per chi voterà il 4 marzo?
«Non so se andrò a votare, e se ci andrò non so per chi lo farò. Ma per ora sono più propenso per l’astensione».

Ha militato prima nella Fgci, poi nel Pci, poi è stato iscritto al Pd, con cui è stato anche assessore alla Cultura a Russi, cosa è cambiato?
«Sono stato iscritto per molto tempo, poi quando non riuscirono a eleggere il presidente della Repubblica nel 2013, con la faccenda dei 101 che si opposero a Romano Prodi, restituii la tessera perché non ero più contento di come andava il partito».

Alcuni dopo la rottura nel Pd hanno seguito Bersani in Liberi e Uguali, ha scartato anche questa idea?
«Io non mi trovo nemmeno d’accordo con quella scelta. In questo momento sinceramente trovo in tutti cose che non mi vanno».

Avrà letto che Marescotti ha dichiarato che voterà per i 5 Stelle dicendo che sono gli unici che possono sconfiggere Berlusconi. È d’accordo?
«Non giudico le scelte di altri, però se il ragionamento è “Non mi piace nessuno, però voto chi può vincere”, io mi fermo alla prima parte del ragionamento».

Sui social è molto critico sui temi della sicurezza, secondo lei è una questione politica o di ordine pubblico?
«È un problema politico. Credo che sposti molti voti, perché è una questione irrisolta che esiste. La sinistra ha avuto la responsabilità di dire che “è un fatto di percezione”, sottovalutandolo. Ci vuole la certezza della pena. Lo dicono sempre tutti, e non lo fa mai nessuno. Una volta la sinistra sapeva ascoltare la gente, sia i ragionamenti di testa che i ragionamenti di pancia. Quando il Pci aveva delle sezioni sul territorio non si sbagliava mai a interpretare il pensiero delle persone comuni. Adesso non esiste più un partito con una capillarità e una presenza reale e si è perso il polso delle persone».

Se ci si affida alla percezione di ciò che vuole la gente, non rischia di diventare populismo?
«No, basta non sottovalutare i problemi. La sicurezza è uno dei problemi non risolti di questo Paese. Di sicuro però non voterò una forza come Casa Pound per questo».

È la prima volta che non vota?
«Non è la prima volta, ma è una cosa che mi fa stare male. Non vado e poi mi pento. È una scelta sofferta perché per me il voto è molto importante, mi hanno insegnato così fin da piccolo. Spero ancora che qualcuno riesca a farmi cambiare idea. Però non riesco a votare “per chi mi fa meno schifo”, questo no».

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