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Contro il "razzismo di Stato", manifestazione per Riace

Dai cattolici ai centri sociali, dai sindacati ai musicisti: corteo a Reggio Calabria in solidarietà a Mimmo Lucano contro il provvedimento del Viminale
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Dai cattolici ai centri sociali, dai sindacati ai musicisti. È una comunità eterogenea, colorata, plurale quella che oggi pomeriggio è scesa in piazza a Reggio Calabria contro il “razzismo di Stato” che per gli organizzatori ha ispirato la circolare con cui il Viminale ha cancellato il “modello Riace” e in solidarietà con Mimmo Lucano, il sindaco del “paese dell’accoglienza”, sospeso da quando è finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Di fronte alla prefettura di Reggio Calabria almeno 600 persone si sono riunite per affermare la propria vicinanza a Lucano, che in queste ore attende la decisione del Tribunale del Riesame sulla sua scarcerazione, e per discutere come sostenere Riace nella sua battaglia per la sopravvivenza. “Mimmo Lucano è un obiettore di coscienza, non un criminale, e noi obiettiamo insieme a lui” si legge nel manifesto alla base della mobilitazione di oggi. Lucano – affermano le varie realtà che lo hanno sottoscritto -  è al centro di una campagna politica diffamatoria e falsificatrice, che colpisce Riace per mettere una pietra tombale sull’accoglienza e sull’idea di un’Europa dei popoli e di un Mediterraneo plurale. Ma noi non cederemo di un passo”.

Rossa di bandiere e striscioni, la scalinata della statua all’Italia che troneggia sulla piazza diventa un palco improvvisato. Megafono in mano, sono in tanti – Potere al popolo, l’Anpi, Legambiente, la Cgil, l’Usb, il movimento antimafia Reggio non tace, persino la Chiesa valdese – a prendere la parola per chiedere la liberazione di Lucano e affermare che “Riace non si arresta”. Prende la parola anche Drame Madiheri, uno dei sopravvissuti all’agguato in cui il 2 giugno scorso ha perso la vita Soumayla Sacko, ucciso a fucilate da Antonio Pontoriero. “Lasciamo il nostro Paese – dice - perché lì non ci sono case, scuole, ospedali, pace, giustizia, non c’è futuro. Per chi arriva, Lucano è la speranza di una vita normale, per questo io sono e sarò sempre con lui”.
E sono in tanti a ricordare che accoglienza in Calabria è Riace, ma anche il ghetto di San Ferdinando, dove vivono ammassati migliaia di braccianti senza diritti, sfruttati nei campi durante la stagione della raccolta delle arance. “Quella è l’accoglienza gestita dallo Stato, Salvini è andato lì, lo ha visto, non può dire di non sapere, ma non ha fatto niente. Questo significa che a loro sta bene – dice Aurelio Monti dell’Usb – Si mantiene un ghetto e si distrugge Riace”.
Al “paese dell’accoglienza” Mimmo Lucano, che ne è diventato sindaco e simbolo, non ha intenzione di rinunciare. “Usciremo dal sistema Sprar perché non vogliamo avere a che fare con un governo che non rispetta i diritti umani” ha detto in mattinata Lucano, al termine dell’udienza da cui dipende la sua liberazione. Per il verdetto però bisognerà attendere. Come da prassi, i giudici si sono riservati la decisione, che potrebbe essere comunicata nelle prossime ore. “Sono fiducioso” ha detto Lucano  allontanandosi dal tribunale. “È talmente distante quello che ha detto l'avvocato da quello che ha detto il pm che – si è detto certo - se esiste un diritto, mi libereranno".