Cronaca

Omicidio Pamela, Oseghale non avrà sconti di pena. Insulti al nigeriano che chiede scusa alla famiglia. La mamma: "Una presa in giro"

A Macerata l'udienza preliminare per la morte della 18enne romana. Il gup ha respinto la richiesta di rito abbreviato condizionato presentata dal difensore dell'imputato. Lettera di Luca Traini alla famiglia
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Quello che è già certo è che se Innocent Oseghale verrà condannato non godrà di alcuno sconto di pena. Il  giudice dell'udienza preliminare di Macerata, davanti al quale il nigeriano accusato di aver orrendamente ucciso e seviziato Pamela Mastropietro è comparso stamattina, ha respinto la richiesta di rito abbreviato condizionato avanzata dalla difesa di Oseghale, che gli avrebbe consentito di avere una condanna ridotta di un terzo.
Il processo al nigeriano, che al momento resta l'unico imputato del delitto della diciottenne romana, si celebrerà dunque in Corte d'assise con il rito ordinario a partire dal prossimo 13 febbraio.

Questa mattina, poco prima dell'apertura dell'udienza preliminare, davanti al Palazzo di giustizia di Macerata si sono vissuti momenti di grande tensione. Una piccola folla, arrivata con i pullman da Roma, ha cominciato ad inveire contro Oseghale non appena gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno fatto scendere dal blindato per portarlo in aula dove, per la prima volta, si è trovato faccia a faccia con Alessandra Verni, la giovane mamma di Pamela. "Assassino, mostro", hanno urlato i manifestanti che hanno esposto anche degli striscioni davanti al Palazzo di Giustizia. Ad accompagnare Oseghale, gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi: lo spacciatore nigeriano deve rispondere di omicidio e di vilipendio di cadavere, ma la Procura di Macerata lo accusa anche di violenza sessuale. Oseghale ha ammesso di avere fatto a pezzi il corpo della ragazza, che nella sua versione sarebbe morta dopo avere assunto eroina in casa sua, in via Spalato a Macerata, dove era arrivata dopo essersi allontanata da un comunità di Corridonia per tossicodipendenti. Il nigeriano ha letto in aula una lettera di scuse alla famiglia: " "Mi scuso con la famiglia e con gli italiani per quello che ho fatto, ma Pamela non l'ho uccisa io e spero che mi venga data una seconda opportunità".
Dura la replica della mamma di Pamela: "Ho incontrato lo sguardo di Oseghale e lui ha abbassato gli occhi. Le sue scuse per me sono una presa in giro". 

Alla famiglia, su un foglio di carta a righe scritta a stampatello, arriva una lettera anche di Luca Traini, l'uomo condannato a 12 anni per aver sparato a sei extracomunitari come vendetta per l'assassinio di Pamela. "Mi permetto di esprimere la mia vicinanza alla famiglia Mastropietro - scrive Traini - alla mamma di Pamela vanno le mie preghiere: che Dio possa infondere forza e coraggio nel suo cuore. Nessuno potrà fermare mai la convinzione che la giustizia no, non è solo un'illusione! Pena certa per gli assassini di Pamela, giustizia per Pamela e per tutte le donne vittima di violenza", firmato Lupo, il nome di battaglia di Traini.
Contestato anche il sindaco di Macerata, Romano Carancini, presente per costituirsi parte civile insieme al proprietario dell'appartamento affittato ad Oseghale dove è stata uccisa Pamela. "Non abbiamo bisogno di ultras - ha commentato il sindaco di Macerata -. Queste persone non erano maceratesi, hanno insultato i maceratesi ed è inaccettabile per la mia comunità che continua a vivere con grande dolore e discrezione la vicenda di Pamela.Ci piacerebbe sapere chi sono e chi li ha mandati ad avvelenare un clima - conclude - abbiamo bisogno che la giustizia sia fatta di legalità che possa arrivare attraverso la giustizia dei tribunali".

Il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, che non si era opposto alla richiesta dei legali della difesa di procedere con il rito abbreviato condizionato per arrivare ad una rapida conclusione del processo, ha spiegato che saranno almeno cinquanta i testimoni che saranno sentiti durante il dibattimento.
 "A questo punto confidiamo sul fatto di poter, anche a dibattimento, ridurre l'attività istruttoria a quella necessaria - ha detto ancora Giorgio -, cioè tenderemo al cosiddetto patteggiamento sulla prova con i difensori, in modo da ridurre per quanto possibile l'espletamento del giusto contraddittorio tra le parti, rispetto all'audizione di testimoni, dei consulenti e dei periti che saranno ritenuti necessari".

All'inizio dell'udienza, lo zio di Pamela Marco Valerio Verni, legale dei familiari, ha depositato alcune perizie di parte, secondo le quali Pamela sarebbe stata sottoposta ad un trattamento farmacologico che l'avrebbe resa particolarmente "resistente" all'eroina. Documentazione che quindi tende a escludere l'ipotesi di un decesso per overdose. L'avvocato Verni spera che dal dibattimento possano venire fuori ulteriori elementi di indagine: "Oseghale non può avere fatto tutto da solo. Ci aspettiamo una condanna esemplare". La difesa ha invece sollevato la "non utizzabilità" di alcuni esami irripetibili, condotti dalla procura, e in particolare quelli tossicologici e medico-legali, perchè non sarebbe stato informato l'allora legale di Oseghale. 

E sempre questa mattina poco dopo le 8, alla riapertura del palazzo di Giustizia di Lodi sono stati trovati attaccati con nastro adesivo ad alcune delle porte di ingresso manifesti in formato A3, a colori, riportanti il simbolo di Forza Nuova, con la frase "Ecco il risultato della vostra integrazione". Sullo sfondo l'immagine di una giovane donna, a terra e che appare ormai senza vita, completamente insanguinata e tenuta per il collo da un uomo corpulento e dalla pelle che appare di colore scuro. In fondo al volantino l'hasthag: #giustiziaperpamela. Per risalire ai responsabili del gesto sono state avviate delle indagini.