Cronaca

Decreto sicurezza, Arci: "Futuro Sprar incerto, centinaia di migranti già in mezzo a una strada"

 Un centro di accoglienza del progetto Sprar a Bologna 
Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'associazione: "Tante segnalazioni di persone che hanno avuto la protezione umanitaria e ora non sanno dove andare. E senza il progetto i grandi centri di accoglienza si trasformeranno in ghetti"
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"Il testo del decreto sicurezza che sta per diventare legge, così come modificato al Senato, se possibile è ancora peggio di quello partorito dal Consiglio dei ministri. Purtroppo tutti i tavoli tecnici e le nostre interlocuzioni con i parlamentari hanno dato esito zero e gli effetti li stiamo già vedendo sul territorio". Filippo Miraglia, responsabile per le politiche dell'immigrazione dell'Arci, da settimane è alle prese con mille segnalazioni che giungono dalla galassia di associazioni che in tutta Italia gestiscono 120 progetti Sprar che adesso, con le nuove regole del decreto Salvini che limita l'ospitalità ai soli rifugiati, non si sa che fine faranno.

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"Abbiamo già molte conseguenze da affrontare - spiega - ad esempio come affrontare la situazione di quanti avrebbero teoricamente diritto ad entrare nei progetti Sprar ma sono nel limbo. Parlo di centinaia di persone che hanno ottenuto la protezione umanitaria prima dell'entrata in vigore del decreto e sono rimasti in attesa dell'assegnazione di un posto in uno Sprar. Ora non si capisce che fine faranno. Al momento sono in strada perché avendo ottenuto un regolare permesso di soggiorno sono usciti dai Cara o dai Cas. Non abbiamo ancora una stima precisa dei numeri ma il nostro telefono verde sta ricevendo decine di richieste di aiuto e questo ci fa pensare che  siano in costante crescita".

Situazione di impasse anche per tutte quelle strutture (e in Italia sono tante) che nate come Centri di accoglienza straordinaria, su input delle prefetture durante il precedente governo, erano in corso di trasformazione in Sprar, trasferendone dunque la gestione dallo Stato ai Comuni. Iter adesso bloccato perché - spiega Miraglia - "dentro questi appartamenti ci sono decine di richiedenti asilo o di titolari di protezione umanitaria e se i Cas si trasformano in Sprar finiranno per strada e dovranno farsene carico i servizi sociali dei Comuni che non sono in grado".

Miraglia punta poi l'indice su un altro effetto fondamentale dell'aggressione al sistema Sprar, proprio quel business dell'accoglienza che Salvini dice di voler tagliare. "Tutto il contrario - dice Miraglia - aumenta il ruolo dei grandi centri e con essi gli affari per quei soggetti che non hanno altro interesse che quello di fare profitto, alimentando anche corruzione e malaffare (ricordiamo tra tanti i casi di Mineo e di Isola di Capo Rizzuto). Grandi centri che presto si trasformeranno in ghetti".