Cronaca

Migranti, strage in mare. I tre superstiti: "Eravamo 120". E Sea Watch soccorre altre 47 persone

Mattarella: "Profondo dolore". Conte: "Sotto choc, fermare i trafficanti". Salvini: "Tornano le ong nel Mediterraneo e tornano i morti". Unhcr: "Altri 53 morti nel Mediterraneo occidentale"

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Una strage. A bordo di quel gommone naufragato ieri mattina a 45 miglia da Tripoli erano 120. È drammatico il racconto ai rappresentanti dell'Oim degli unici tre superstiti, trasportati d'urgenza ieri pomeriggio a Lampedusa su un elicottero della Marina in grave stato di ipotermia. "Meglio morire che tornare in Libia", hanno detto i tre, raccontando "delle violenze e degli abusi" subiti e aggiungendo di essere rimasti in acqua per oltre tre ore prima dell'arrivo dei soccorsi.

"Profondo dolore per la tragedia che si è consumata nel Mediterraneo con la morte di oltre cento persone, tra donne, uomini e bambini" è il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mentre il il premier Giuseppe Conte dice da Matera: "Sono scioccato da questa nuova strage. Siamo più convinti di prima nel contrastare i trafficanti, e come premier non avrò pace finché non saranno, uno a uno, assicurati alla Corte penale internazionale". Anzi, aggiunge: "Quando avrò smesso questo mio mandato di servizio per il popolo italiano mi dedicherò al diritto penale per perseguire i trafficanti".
 

Altri 53 morti nel Mediterraneo occidentale

Un altro naufragio con 53 morti è avvenuto nei giorni scorsi. Lo riferisce l'Unhcr, che cita notizie diffuse da Ong, secondo cui la tragedia di migranti si è verificata nel Mare di Alborßn, nel Mediterraneo occidentale. "È stato riferito che un sopravvissuto - afferma l'Unhcr - dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell'imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati".
 

Inutili le ricerche dei superstiti

I dispersi del primo naufragio dell'anno sarebbero dunque 117: nessun altro oltre ai due sudanesi e a un gambiano, ora portati nell'hotspot di Lampedusa, si sarebbe salvato. Le ricerche continuate per tutta la notte attorno alle due zattere lanciate da un elicottero della Marina ai naufraghi, caduti in mare dal gommone a 45 miglia a est di Tripoli, in piena zona Sar libica, non hanno dato esito. Non è stato neanche ritrovato il gommone, avvistato mentre si stava inabissando. Secondo i superstiti, a bordo c'erano anche dieci donne, tra cui una ragazza incinta, e due bambini piccoli, uno di soli dieci mesi. "Purtroppo - dice Flavio Di Giacomo, dell'Oim - i contorni della tragedia sono molto più gravi di quello che sembrava. C'era confusione sul numero di persone a bordo, l'aereo della Marina aveva avvistato una cinquantina di persone, ma i superstiti ci hanno detto di essere partiti in 120".

La ricostruzione

Il gommone è partito giovedì notte da Garabulli  e dopo 10-11 ore di navigazione avrebbe cominciato a sgonfiarsi per poi affondare. I tre superstiti dicono di essere rimasti in acqua per oltre tre ore prima dell'arrivo dell'aereo della Marina che ha tirato loro le due zattere.
Dopo il rocambolesco salvataggio dei naufraghi, recuperati con il verricello dall'elicottero partito dalla nave Duilio, il centro coordinamento soccorsi di Tripoli ha dirottato sul posto un cargo liberiano. E anche la nave della Marina, che era lontana 110 miglia, si è spostata alla ricerca di eventuali sopravvissuti, ma invano. 

In 47 salvati dalla Sea Watch

I tre sono stati trasferiti nel centro di Contrada Imbriacola dove sono anche i 67 sbarcati ieri mattina. E dove sono stati portati anche i 13 immigrati approdati indisturbati all'alba di oggi, secondo sbarco in 24 ore nell'isola. Oggi invece per due gommoni, avvistati da un velivolo spagnolo di Eunavformed-Sophia, è intervenuta la guardia costiera libica riportando indietro le persone che erano a bordo. Un altro soccorso è stato portato a termine dalla Sea Watch, che ha preso a bordo 47 persone che erano su un altro gommone ma fa sapere che, malgrado abbia informato tutte le autorità competenti, non ha ancora ricevuto indicazioni sul porto sicuro.

Il Mediterraneo sguarnito

Il naufragio è avvenuto in un Mediterraneo totalmente sguarnito di soccorsi e in cui sono già avvenuti diversi incidenti nelle prime due settimane del 2019 a giudicare dal numero dei corpi, almeno 25, recuperati nei giorni scorsi sulle spiagge libiche. L'unica nave umanitaria in mare è la Sea Watch che ieri, a 10 ore di navigazione, ha messo in acqua due gommoni veloci per andare in aiuto.

Salvini: "Gli scafisti continuano a uccidere"

"Una riflessione: tornano in mare davanti alla Libia le navi delle ong, gli scafisti ricominciano i loro sporchi traffici, le persone tornano a morire. Ma il 'cattivo' sono io. Mah...", il commento in diretta Facebook del ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Che alla notizia dell'ultimo intervento della Sea Watch si affretta a precisare: "Una ong ha recuperato decine di persone. Si scordino di ricominciare la solita manfrina del porto in Italia o del 'Salvini cattivo'. In Italia no". Da Palermo l'affondo del sindaco Leoluca Orlando: "Continua un genocidio e direi a Salvini: si farà un secondo processo di Norimberga e lui non potrà dire che non lo sapeva".

Le ong: "Crimine europeo"

Durissime le ong: "Le persone rischiano di affogare in un Mediterraneo svuotato. Nessun programma europeo di salvataggio, Open Arms bloccata in Spagna, Sea Eye in cerca di un porto per cambio di equipaggio. Non possiamo coprire il Mediterraneo centrale da soli". E Cesare Fermi, responsabile migration di Intersos, ong a bordo delle navi della Guardia costiera fino a ottobre 2017, dice: "Con l'estromissione delle navi delle ong e il progressivo ingaggio della Guardia costiera libica il Mediterraneo è ormai sguarnito. Il naufragio di stanotte non è una disgrazia ma un crimine europeo".

"Questa nuova terribile strage nel Mediterraneo ci dice quanto sia in grado di salvare vite la cosidetta guardia costiera libica, quanto sia grande l'ipocrisia dei governi dell'Italia e dei Paesi Ue - afferma il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni - . Ora Salvini potrà tranquillamente farsi un selfie sorridente in quello specchio di mare maledetto insieme a Serraj. Ma anche su di lui ricadrà per sempre la responsabilità di questi morti innocenti".