Cronaca

Migranti, nel mirino la società Flixbus. "Noi, autisti di bus ammanettati dai francesi"

La denuncia: "A bordo c'erano passeggeri senza visto, a Nizza ci hanno tenuti prigionieri per dieci ore". I sindacati: "Vergogna"
2 minuti di lettura
Ammanettati, portati nelle guardine, perquisiti e spogliati, e infine imprigionati in una cella fino al giorno successivo. È questo il trattamento riservato dalla gendarmeria francese non a una coppia di narcos, bensì a due autisti della compagnia Flixbus la cui “colpa” è stata quella di non accorgersi di avere a bordo dei presunti immigrati clandestini. «Un trattamento vergognoso e assurdo — accusa Andrea Gamba segretario della Filt Cgil di Genova — lo segnaleremo al Governo affinché intervenga con una protesta formale».

Quanto accaduto sabato notte in Costa Azzurra è l’ennesimo capitolo dei difficili rapporti di vicinato tra Italia e Francia in tema di immigrazione. E ancora una volta è la polizia francese a rendersi protagonista di comportamenti che sembrano sconfinare in veri e propri abusi di potere, come era accaduto a ottobre dello scorso anno in Piemonte, quando una pattuglia della gendarmeria si era spinta fino a Bardonecchia per “scaricare” dei migranti.

Questa volta accade tutto in territorio transalpino, ma le vittime sono Gabriele Giani e Mario Catani, due autisti genovesi della compagnia low cost Flixbus.

Il pullman era partito in giornata da Firenze con direzione Barcellona. Attorno alle 23, passati da pochi chilometri il confine di Ventimiglia e imboccata l’Escota, il tratto autostradale della Costa Azzurra, il mezzo è stato fermato come di consueto all’altezza del paesino di La Turbie per il controllo della gendarmerie.

«È una verifica di routine — spiega Catani — . E quando capita che vengano trovate delle persone con documenti non in regola o comunque sospetti, queste vengono fatte scendere e prese in consegna dalla polizia mentre il bus prosegue il suo viaggio. Ma sabato i gendarmi erano nervosi, uno in particolare urlava contro tutti». Vengono trovate quattro persone, tutte pachistane, probabilmente parte di uno stesso nucleo famigliare, con dei documenti privi dei visti necessari per entrare in Francia.

«Siamo rimasti fermi per diverse ore e nel bus c’era anche una signora con un bambino di due anni che era spaventato — prosegue l’autista — . Siamo stati sequestrati. Alle due e mezza siamo stati scortati fino all’aeroporto di Nizza. I passeggeri sono stati fatti scendere per poi entrare in una sala mentre io e il mio collega siamo stati ammanettati e portati in un altro ufficio. Ci hanno perquisito e tolto tutti gli effetti personali, anche i cellulari. Ci hanno dato un foglio dove era scritto che potevamo fare una telefonata ma non ci è stato concesso. Per fortuna avevamo avvisato i nostri colleghi del gruppo Whatsapp».

«A quel punto è iniziato l’incubo — ricorda Catani — Chiusi in due celle distinte, non potevamo neppure parlarci. Né acqua né cibo. Poi all’alba di nuovo le manette e ci hanno caricato su un furgone e portati in una caserma. Sono rimasto fino alle 15 in una cella che puzzava di urina, neppure un bicchiere d’acqua da bere. Quando ci hanno rilasciato ci hanno spiegato che eravamo sospettati di aver favorito l’immigrazione illegale, roba da pazzi, mica siamo poliziotti, non siamo in grado di capire se un passaporto o un visto sono validi.

In mattinata, intanto, famigliari e colleghi avevano allertato il sindacato, e nel frattempo anche i dirigenti della Flixbus avevano iniziato a chiedere spiegazioni alle autorità francesi.

Alle 15 i due autisti sono stati liberati e hanno potuto fare ritorno a casa. Non è chiaro se siano stati o meno denunciati per qualche reato legato al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Ci hanno detto — prosegue Catani — che per questa volta non ci sarebbe capitato nulla ma se in futuro dovessero trovare altri clandestini su un nostro bus rischiamo un anno e mezzo di galera. La nostra società ha avvertito la Farnesina e il consolato a Nizza. Non è possibile che trattino in questo modo dei lavoratori. Senza parlare del disagio creato ai nostri passeggeri che hanno perso appuntamenti e aerei».

«L’unico compito che spetta all’autista — spiega Gamba — è quello di far salire a bordo persone con un documento. Ma noi non abbiamo né le conoscenze né le competenze per capire se passaporti o visti siano regolari o fasulli. È la polizia che deve accertarlo, non chi guida un pullman».