Cronaca

Migranti, Salvini: "Libia porto sicuro". La Commissione Ue smentisce: "Nessuna nave sbarchi là"

 Migranti a bordo del mercantile dirottato (afp)
Nuovo azzardo del ministro dell'Interno, proprio nei giorni in cui diversi Paesi europei richiamano in patria i connazionali per motivi di sicurezza. Il Viminale aggiorna anche la direttiva emanata nei giorni scorsi. L'Oim: "La nostra presenza in Libia non è garanzia di rispetto dei diritti umani".
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All'indomani del dirottamento del mercantile El Hiblu 1, risolto dalle forze armate maltesi che hanno abbordato la nave in cui i migranti tenevano sotto scacco il comandante che li aveva soccorsi pur di non essere riportati a Tripoli, il ministro dell'Interno Matteo Salvini aggiorna la direttiva emanata la scorsa settimana di inibizione delle acque territoriali italiane alle navi che trasportano migranti e dichiara la Libia un porto sicuro. Il vicepremier invita quindi i vertici delle forze dell'ordine, della Marina e della guardia costiera "a garantire alle autorità libiche il legittimo esercizio delle proprie responsabilità nella gestione delle procedure di ricerca e soccorso". Che significa soccorrere i migranti e indicare il porto sicuro di sbarco, ovviamente in Libia. 

Nella direttiva Salvini fa riferimento ad una nota inviata dal direttore generale per la migrazione e gli affari interni della commissione europea Paraskevi Michou al direttore esecutivo dell'agenzia europea Frontex, che sottolinea la "piena responsabilità giuridica e operativa della Libia nel controllo delle frontiere e nel salvataggio delle vite umane in mare" dopo la ratifica da parte della Libia della convenzione Sar e la notifica all'Imo della propria zona Sar.

Affermazioni azzardate proprio nei giorni in cui diversi Paesi europei richiamano in patria i connazionali residenti in Libia per evidenti ragioni di sicurezza. E che infatti suscitano l'immediata reazione dell'Unhcr, l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati: "Non consideriamo la Libia un porto sicuro e i rifugiati soccorsi e i migranti non dovrebbero essere riportati in quel Paese - dice la portavoce, Carlotta Sami - Per quanto riguarda la Libia invece, rimane una priorità per noi portare le persone fuori dalla detenzione, luoghi spaventosi dove non vengono garantiti i diritti mani e assicurare che abbiano accesso alla protezione internazionale. Questo è un imperativo umanitario". Per la Ong Mediterranea quella del governo è una "verita distorta. Il Viminale dice il falso per coprire le atrocità e i respingimenti nell'inferno della Libia". E anche la Commissione Ue precisa: "Per quello che riguarda gli sbarchi si applica il diritto internazionale e la Commissione ha sempre detto che al momento in Libia non ci sono le condizioni di sicurezza". Così una portavoce della Commissione: "Tutte le imbarcazioni che battono bandiera Ue non hanno il permesso di fare sbarchi in Libia", ha aggiunto.

"La Libia  - dice Salvini - può e deve soccorrere gli immigrati in mare, e quindi è da considerare un Paese affidabile. Dove gli immigrati che vengono riportati a terra dalla Guardia Costiera vengono tutelati dalla presenza del personale Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni". Il Viminale richiama una affermazione dellla Commissione Europea, ricordando che la Libia ha ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979 e quindi rientra a pieno titolo nel piano globale SAR gestito dall'IMO (Organizzazione marittima internazionale). La Commissione ha richiamato i successi della Guardia Costiera libica, che nel 2018 (dati OIM) ha salvato 15.358 persone, riportandole in Libia. La maggior parte delle persone soccorse sono sbarcate presso i porti di Tripoli (62%), di Homs (19%) e di al-Zawiya (11%). Punti di sbarco in cui opera personale OIM.

Alla luce di questo riconoscimento, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha aggiornato la Direttiva sulla sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto dell'immigrazione illegale, ribadendo la piena legittimità degli interventi di soccorso dei libici, anche perché la presenza dell'OIM garantisce il rispetto dei diritti degli immigrati e nel contempo salvataggi più rapido.

Ma l'Oim ribatte subito: "Confermiamo che la Libia non puo essere considerato porto sicuro e l'Oim non è garanzia del rispetto dei diritti umani nel paese- dice il portavoce Flavio Di Giacomo - Siamo presenti nei punti di sbarco e forniamo prima assistenza ma poi i migranti vengono trasferiti in centri di detenzione chiusi dove vengono mandati anche bambini ed è una detenzione arbitraria. Quindi anche se noi siamo autorizzati ad entrare in questi centri e forniamo materiali e moduli per i ritorni volontari nei paesi d'origine, l'Oim non li gestisce nè in alcun modo può garantire il rispetto dei diritti umani. Anzi reputiamo le condizioni di questi centri inaccettabili come è stato ampiamente documentato. La nostra catena di protezione ai migranti riportati in Libia si ferma di fatto dopo il trasferimento dei migranti nei centri di detenzione".

Tornando alla risposta dell'Unhcr, Sami sottolinea ancora che "la capacità di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è già stata ridotta negli ultimi due anni attraverso misure restrittive adottate contro le navi delle Ong". L'Alto commissariato ha chiesto di "porre fine a tali misure restrittive e di ristabilire e incrementare la capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. E continua inoltre a invitare gli Stati a predisporre accordi predterminati per facilitare lo sbarco in un luogo sicuro per i rifugiati e i migranti soccorsi in mare". 

Una presenza in Libia, quella dell'Unhcr, che, come ha già detto recentemente l'Alto commissario Filippo Grandi, "non deve essere strumentalizzata da nessuno per negare l'accoglienza ai richiedenti asilo e ai rifugiati in Europa".