Cronaca

Migranti, boom delle rimesse verso i Paesi d'origine. Ma scompaiono i cinesi

(lapresse)
Dopo anni di calo, i dati della Fondazione Moressa segnalano che nel 2018 il volume del denaro inviato in patria dall'Italia è aumentato del 20%, per un totale di 6,2 miliardi euro. Il Paese del Dragone è precipitato al 38esimo posto: uso di canali informali e maggiori investimenti in Europa. In testa il Bangladesh
2 minuti di lettura
I più generosi sono i bangladesi: risparmiano anche gli spiccioli e ogni mese spediscono a casa oltre 460 euro. Dietro di loro, romeni, filippini, pachistani. Dopo anni di secca, torna a ingrossarsi il fiume di denaro che scorre dall'Italia verso i Paesi d'origine dei migranti: ben 6,2 miliardi di euro nel 2018. In media ogni straniero invia in patria poco più di 1.200 euro l'anno. Con un giallo: la Cina. Dopo aver spadroneggiato per anni, oggi il Paese del Dragone scompare tra i primi venti Paesi di destinazione delle rimesse.
 

Il boom di rimesse

A fotografare i movimenti di denaro dei "nuovi italiani" è un'analisi della fondazione Leone Moressa. I risultati: dopo il crollo del 2013 e alcuni anni di sostanziale stabilizzazione, nell'ultimo anno il volume di rimesse ha registrato un improvviso aumento (+20,7%), raggiungendo quota 6,2 miliardi di euro. Nel 2018, per la prima volta, il Bangladesh conquista il primato tra i Paesi di destinazione, con un aumento di oltre il 35% e la bellezza di 730 milioni di euro spediti. Il secondo Paese è la Romania, che tuttavia registra un andamento stabile. Da notare come tra i primi sei Paesi, ben quattro siano asiatici: oltre al Bangladesh, Filippine, Pakistan e India. Il Pakistan ha addirittura registrato un'impennata del 74% nell'ultimo anno.
 

La scomparsa dei cinesi

Stupisce il caso della Cina: fino al 2012 era la prima destinazione delle rimesse, con picchi di oltre 2,7 miliardi di euro nel 2011 e 2012. Nel 2013 si è registrato il primo brusco calo, proseguito negli anni successivi, fino ad arrivare nel 2018 a soli 21 milioni di euro spediti (solo 38esimo Paese di destinazione). Come si spiega? Il denaro avrebbe preso altre strade, lontane dai money transfer e dai controlli, insieme a una sempre maggiore propensione a rafforzare gli investimenti in Italia e in Europa: "Qui in Toscana, come nel resto d'Italia, negli ultimi due anni si è assistito a un crollo clamoroso delle rimesse dei migranti cinesi - conferma Barbara Bonciani, che insegna Sociologia dello Sviluppo a Pisa - e questo nonostante aumenti il numero dei residenti e delle loro attività commerciali sul territorio. Sicuramente i loro risparmi hanno preso a scorrere nei canali informali, in modo da aggirare i costi di commissione e la tracciabilità dalla Banca d'Italia: come il sistema Hawala, con cui si trasferisce denaro attraverso una vasta rete di mediatori". Non poche sono le inchieste in corso della Guardia di finanza. Come ricostruito nell'ultimo dossier statistico dell'Idos, parte dei flussi verso la Cina sarebbero oggi veicolati tramite "relazioni fiduciarie" (i cosiddetti spalloni), ma anche nei circuiti dei "bitcoin, chat, app telefoniche, carte prepagate". 
 

Record tra i bangladesi

Tornando al quadro generale, "mediamente ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco più di 1.200 euro nel corso del 2018 - scrivono i ricercatori della Moressa - il record è tra i bangladesi con 5.537 euro, ovvero oltre 460 euro al mese". Secondi per generosità, i senegalesi: "Nel 2018 hanno spedito a casa 3.675 euro, oltre 300 euro mensili a testa". A livello locale, le regioni con il maggior volume di rimesse inviate sono Lombardia (1,46 miliardi) e Lazio (953 milioni). Seguono Emilia Romagna, Veneto e Toscana, tutte con oltre 500 milioni di euro in viaggio verso l'estero