Cronaca

Circolare Salvini, tensione tra il Viminale e la Difesa sulla direttiva anti migranti

(ansa)
Irritazione tra i vertici militari per la nuova direttiva firmata dal ministro dell'Interno per fermare la nuova missione della Mare Jonio e indirizzata anche alla Difesa. " Ingerenza e pressione impropria". Salvini rilancia l'allarme terrorismo tra i migranti. "Direttiva doverosa per pericolo imminente". La replica della Ong Mediterranea: "Governo non cita la guerra, vive in universo parallelo"
3 minuti di lettura
La terza direttiva firmata da Salvini sul contrasto all'immigrazione clandestina alza oltre il livello di guardia la tensione nel governo tra Viminale e ministero della Difesa. Irritazione dei vertici militari per quello che viene giudicato uno sconfinamento.

Già ieri la ministra della Difesa Trenta si era pronunciata in maniera netta contro la chiusura dei porti nei fatti decisa da Salvini per bloccare le navi umanitarie, ma oggi la diffusione della terza direttiva emanata ad hoc per bloccare la nuova missione della Mare Jonio, la nave umanitaria di Mediterranrea, ha scatenato grandi malumori negli ambienti dello Stato maggiore della Difesa perchè la direttiva ( ma in realtà anche le due precedenti) sono indirizzare anche al capo di Stato maggiore della Difesa e a quello della Marina militare, forze armate che non sono dipendenti dal Viminale.

"Una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica - dicono fonti dello Stato maggiore della Difesa citate dall'agenzia di Stampa Adn Kronos - Quel che è accaduto è gravissimo perché viola ogni principio, ogni protocollo e costituisce una forma di pressione impropria nei confronti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. Non è che un ministro - proseguono - può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato. Queste cose accadono nei regimi, non in democrazia. Noi rispondiamo al ministro della Difesa e al Capo dello Stato, che è il capo Supremo delle Forze armate". Salvini replica: "  Direttiva doverosa e legittima per pericolo imminente. Siamo tranquillissimi perchè il Viminale è la massima autorità per la sicurezza interna. Quindi la direttiva sui porti è doverosa, oltre che legittima, a fronte di un pericolo imminente". Fonti del Viminale sottolineano che all'articolo 12 del testo unico sull'immigrazione è previsto che le navi della marina militare "possono essere utilizzate" per "concorrere alle attività di polizia in mare". La stessa legge sull'immigrazione, all'articolo 11, attribuisce al Ministro dell'interno la responsabilità di emanare "le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana".

Adesso per il Viminale la preoccupazione che, approfittando del caos libico, possano arrivare in Italia "centinaia di terroristi islamici" è reale. E potrebbero arrivare fin dal prossimo soccorso eventualmente operato dalla Mare Jonio, la nave umanitaria della Ong italiana Mediterranea. È questa la motivazione con la quale, come anticipato oggi su Repubblica in edicola, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha firmato una terza direttiva, ritagliata proprio sulla Mare Jonio, che getta i presupposti affinché le acque territoriali italiane possano essere chiuse persino ad una nave italiana.  Un provvedimento che l'altro vicepremier Luigi Di Maio giudica sostanzialmente inefficace a fermare l'ipotizzata ondata di migranti. Ed è di nuovo polemica: " Se veramente abbiamo il problema di 800mila migranti in Italia, di certo non li fermi con una direttiva che nessuno ha mai ascoltato - obietta Di Maio da Abu Dhabi - Se vogliamo aiutare l'Italia molliamo quei Paesi (che non accolgono i migranti), invece di allearci con essi", come fa Salvini, "da Orban in giù".



Citando l'esempio della Francia che proprio per l'emergenza terrorismo ha chiesto di prorogare per altre sei mesi la chiusura delle frontiere con l'Italia, il Viminale firma quella che viene definita una intimazione alla Mare Jonio e dà espresso ordine ai comandanti delle forze di polizia, della Guardia costiera e della Marina "di vigilare affinché il comandante e la proprietà della Mare Jonio si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati; rispettino le prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento ddelle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dicharate e non contestate dai paesi costieri limitrofi e non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa". Tradotto in altre parole la nuova direttiva stabilisce che se la nave dovesse operare un soccorso coordinato dall'autorità Sar competente in acque non italiane ( dunque presumibilmente i libici) non è in acque italiane che potrà entrare. 

La replica di Mediterranea Saving Humans non si è fatta attendere: "La direttiva appare scritta come se il governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispondenti obblighi internazionali, o alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese, nè a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018) in fondo al mare. Forse dovrebbero parlarsi tra ministeri: la ministra della Difesa italiana ha appena affermato infatti che 'con la guerra non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati si accolgono'".


La direttiva del Viminale fa riferimento alla precedente operazione di soccorso condotta dalla mare Jonio un mese fa quando 47 migranti soccorsi in zona Sar libica furono condotti a Lampedusa. In quell'occasione una motovedetta della Guardia di finanza intimò l'alt alla Mare Jonio al limite delle acque territoriali ma il comandante si rifiutò di fermare le macchine e ottenne dalla Capitaneria un punto di fonda per ripararsi dal maltempo. Quel comportameto, a detta del Viminale, avrebbe violato le normative internazionali che la direttiva ora richiama dando ordine alle autorità militari e di   polizia di "curarne l'esecuzione a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessasti".