Cronaca

Roma, presidiano la chiesa e il parroco cede: niente più pacco viveri per i rom

 Un gruppo di donne della Magliana torna dopo il presidio davanti alla parrocchia (agf)
Ancora tensioni nella periferia della capitale. Davanti ai cancelli della parrocchia un gruppo di donne: "Prima i nostri poveri". A pochi metri CasaPound distribuisce pasta. Don Antonio: "Non posso rischiare alla Magliana un'altra Torre Maura. Quindi sì, prima gli italiani"
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ROMA. Da ieri nella parrocchia di frontiera di San Gregorio Magno alla Magliana, turbolenta periferia romana, il pacco degli aiuti alimentari è diventato sovranista. "Prima gli italiani!", avevano intimato i fedeli a don Antonio Interguglielmi, chiedendogli di smettere di distribuire aiuti ai rom e concentrarsi "sui nostri poveri". Obiettivo incredibilmente centrato: "È un grande, don Antonio. Prima gli italiani, ha confermato", celebrano su Facebook nella chat di quartiere. 

Il tam tam della protesta era montato a neve quando dalla porta laterale della parrocchia era iniziata la processione multietnica per la tradizionale distribuzione pasquale degli aiuti ai bisognosi. Mercoledì un gruppo di infuriati ha affrontato don Antonio strappandogli la promessa: "Ci siamo messi d'accordo, ha detto che d'ora in poi avrebbe pensato prima a noi", spiega Vera, 52 anni, cuore nero in CasaPound. Ieri, a impedire l'accesso ai rom c'era un presidio di sole mamme (con, a pochi metri, i tatuaggi sui bicipiti dei mariti). "Gli abitanti verificano che il parroco, essendosi reso conto che la cosa coi rom gli era sfuggita di mano, continui a distribuire solo a chi ha più bisogno. E noi guardiamo con attenzione", dice il referente di CasaPound Alessandro Calvo. Sempre in palla, i neofascisti: hanno montato un gazebo per distribuire pure loro, davanti alla chiesa, pane e pasta "ai veri indigenti".
 La parrocchia di San Gregorio Magno (agf)

Kostel, 47enne romeno del campo della Magliana, ha tentato inutilmente di entrare in parrocchia: "Mi hanno chiesto: dove vai? Sei residente? Ecco i documenti, ho risposto, ma mi hanno cacciato. Mai successo, in tanti anni". Cacciati col beneplacito di don Antonio: "Eravamo andate dal parroco - racconta Vera - per dirgli che la gente dona pensando di aiutare i poveri del quartiere, invece restano senza pacchi per colpa dei rom". "Ci siamo messi d'accordo - conferma don Antonio - non posso rischiare che esploda un'altra Torre Maura. La parrocchia è enorme, il quartiere difficile. Devo placare gli animi. Ai rom ho già distribuito 50 pacchi di Pasqua, ai residenti 120. Ora prima gli italiani, sì. Devo occuparmi soprattutto dei 30mila residenti affidati a me, i rom sono questione che riguarda più Caritas". "Non siamo mica razzisti", dicono Danila e altre mamme del presidio citando amori interetnici e solidarietà senza bandiere: "Ho 3 figli, uno invalido, e lavora solo mio marito. Non arriviamo a fine mese ma lasciamo il pacco a chi ha più bisogno. Vi par giusto che vada ai rom?".