Cronaca

Il procuratore Cozzi: "La polizia collabora, non sarà un altro G8"

Genova, dopo il pestaggio di Stefano Origone

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Diciotto anni dopo, il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi può dire che tutto è cambiato. Nel 2001, dopo i drammatici giorni del G8, i magistrati non erano riusciti nemmeno a identificare la firma di chi aveva scritto un verbale di polizia. Oggi Cozzi può gonfiare il petto: « Evidentemente c’è fiducia in un ufficio che non guarda in faccia a nessuno. I paragoni con il passato, ormai, non si possono fare».

Procuratore, a distanza di sei giorni quattro poliziotti coinvolti o testimoni del pestaggio a Stefano Origone si sono fatti avanti. Meglio tardi che mai?
«Non è importante quando, ma cosa è appena successo. Noi avevamo detto fin da subito che ci sarebbe stata la massima collaborazione con i dirigenti di polizia. Non parlavamo a caso, nonostante qualcuno sostenesse il contrario (il senatore Murizio Gasparri, ndr)».

Perché eravate così sicuri che gli agenti avrebbero fatto un passo avanti ?
«Il capo della polizia Franco Gabrielli un anno fa è venuto in visita qui in tribunale. Era la prima volta dal G8. Non sono state soltanto parole in libertà. In più, chi tutti i giorni fa le indagini come i primi dirigenti Marco Calì e Francesco Borrè, persone di grande qualità, sanno come lavoriamo in Procura».

Gli agenti si sono fatti avanti perché in un certo senso si sono sentiti “confortati” dal vostro invito? Magari auspicando richieste di pena meno severe...
«Non abbiamo fatto alcuna trattativa. Abbiamo solo espresso due considerazioni di buon senso. Primo, che la loro comparsa di fronte al pm avrebbe reso più facile
l’identificazione. Secondo, che ne avrebbe beneficiato anche l’immagine della polizia».

L’immagine della polizia che hanno negli occhi gli italiani ora è — anche — quella di uomini in divisa che picchiano selvaggiamente un giornalista.
«Un comportamento inaccettabile. Ha ricevuto prima un colpo di manganello, poi un calcio, poi altri colpi mentre era a terra. E non si può dire che fosse in mezzo a agli scontri per intervistare qualcuno, stava guardando un arresto in un angolo. Ma non è stato il solo comportamento inaccettabile».

A cosa si riferisce?
«C’è chi in piazza ha tirato pietre, biglie, bastoni alle forze dell’ordine in strada solo per gantantire che si potesse tenere il comizio di una forza politica (CasaPound. ndr) presente alle elezioni. Questo è il contesto nel quale è accaduto il pestaggio a Origone. Perciò mi auguro che quanto fatto dai quattro agenti venga replicato dai manifestanti violenti. Perché le forze dell’ordine devono tenere comportamenti controllati, ma nessuno deve seminare il caos».

I poliziotti però sono uomini dello Stato. Come possono essere sullo stesso piano di cittadini scesi in piazza?
«Parlo solo da un punto di vista investigativo».

Ora che succederà?
«Non escludiamo che le indagini possano estendersi ad altri fatti analoghi a quello di Origone. Il giornalismo è un pilastro del nostro sistema, ma anche se al suo posto ci fosse stato un passante qualunque, non sarebbe cambiato nulla».