Cultura

Come Munari mise le ali alla fantasia di Rodari

Un volume raccoglie le illustrazioni del designer per i libri dello scrittore

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«Non c’è un modo giusto o sbagliato per usare questo libro, ma ecco alcuni suggerimenti. Potete leggere i testi, guardare i disegni, scarabocchiare le pagine, tagliare e riordinare i disegni a piacimento e infine, come tanti hanno fatto a ruoli invertiti, provare a inventare nuove storie e filastrocche per i disegni » . Insomma, usatelo con fantasia, facoltà della mente che Gianni Rodari e Bruno Munari non hanno fatto altro che stuzzicare. Con capriole di parole il primo, schizzi e scarabocchi il secondo, dal 1960 suo illustratore prediletto, compagno di storie e di immaginazione, capace come il grande giocoliere di parole - di cui si celebrano i 100 anni dalla nascita - di sedersi a gambe incrociate insieme ai bambini e giocare con loro.

Il libro si intitola Munari per Rodari. Segni sghembi, sghiribizzi, macchie, colori e scarabocchi: l’editore Corraini per celebrare l’anniversario di Rodari ha realizzato, partendo dall’edito, un testo inedito che riunisce per la prima volta tutti i disegni che Munari ha fatto per i libri di Rodari «raggruppandoli in insiemi (arbitrati) di senso racconta Pietro Corraini nell’introduzione - Ci sono insiemi di frecce, di facce, alberi, righe, formule e città. Non hanno confini chiari, come i disegni stessi, e non sono indicati perché aperti e indefiniti».

Insomma nella stessa maniera poetica e surreale in cui Rodari e Munari li avrebbero accorpati: lasciando al lettore totale libertà nell’interpretazione. Ma anche la possibilità di entrare in un sodalizio molto fruttuoso nato grazie all’intuito di Giulio Einaudi che nel 1960 chiese a Munari, allora consulente grafico della casa torinese, di illustrare le Filastrocche in cielo e in terra. I rapporti fra i due furono quasi esclusivamente epistolari e telefonici visto che uno stava a Milano, l’altro a Roma. A Munari fu data sostanzialmente carta bianca e quello che realizzò fu una sorpresa per tutti, in tempi abituati a disegni raffinati e realistici. Munari invece al figurativo sostituì schizzi e scarabocchi, macchie di colore e tratteggi apparentemente mal eseguiti, segni veloci che potevano voler dire molte cose. Un po’ come le pirotecniche montagne russe su cui rotolavano le parole di Rodari, con il punto « superbioso e iracondo » che pensa di essere « un punto- e- basta » e invece è « solo un punto- a- capo » , la parentesi che uno scolaro ha dimenticato di chiudere e per questo si è buscata un raffreddore e la testa di ortiche spettinate che oltre alle idee disordinate è costretta la mattina a sprecare un vasetto di brillantina.

Un libro in cui perdersi fra scarabocchi d’artista che da astratti diventano sempre più descrittivi quando Munari illustra Il libro degli errori e La torta in cielo, ma anche un testo per conoscere, attraverso i saggi di Riccardo Falcinelli e Marco Belpoliti, il felice rapporto fra design e pedagogia che ebbe inizio negli anni del Boom. Un tema al centro anche della rassegna di podcast Play to learn che Corraini ha curato per l’Istituto italiano di cultura di Londra: cinque puntate in inglese di cui ieri è uscita la prima sulla piattaforma www. playtolearnpodcast. co. uk (a gennaio saranno pubblicate anche in italiano) per raccontare personalità come Rodari, Munari, Bruno Danese, Jacqueline Vodoz e Enzo Mari.