Economia

Tria: "Ho giurato nell'interesse della nazione. In Manovra reddito di cittadinanza e stop aumenti Iva"

Il ministro a un evento di Confcommercio: "Non c'è crescita con instabilità". Le stime dell'associazione: riforma Fornero, mini flat tax, reddito di cittadinanza e maggiore spesa per interessi costeranno oltre 17 miliardi. Legge di Bilancio, torna l'ipotesi lotteria degli scontrini

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MILANO - Crescere sì, ma assicurando sempre la stabilità economica del Paese. È l'auspicio espresso dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, intervenuto oggi a un evento di Confcommercio, poche ore prima che emergesse l'intenzione di Lega e M5s di spingere il rapporto tra deficit e Pil al 2,4% nella prossima Manovra. "Apprezzo molto l'equilibrio di questa confederazione, mi chiedete più crescita nella stabilità sintetizzando e sono due aspetti che non possono essere separati, non c'è crescita nell'instabilità", ha detto Tria in mattinata. "Ho giurato nell'esclusivo interesse della nazione e non di altri e non ho giurato solo io", ha assicurato spiegando che il governo si è impegnato a "proseguire sul sentiero di discesa del debito per conservare la fiducia degli investitori, ma anche dei risparmiatori, perchè dobbiamo difendere i risparmi degli italiani dall'aumento dei tassi".
Il ministro ha quindi svelato alcuni punti della prossima manovra: "Si parte ora dalle imprese, negli anni successivi affronteremo il problema irpef", ha detto Tria relativamente al taglio fiscale. Il reddito di cittadinanza - come ribadito anche dal vice premier Luigi Di Maio sarà in manovra. Il ministro ha sottolineato che l'intervento "aiuterà a gestire le conseguenze sociali dei processi di trasformazione produttiva". Confermato anche il disnnesco delle clausole di salvaguardia. "Il primo problema è affrontare questo punto è impedire l'aumento dell'iva. Poi si entra in quello che si può fare ancora per ridurre la pressione fiscale e su questo ci stiamo muovendo".

La manovra - ha comunque assicurato Tria - non deve "portare a dubbi di sostenibilità del debito". Le misure, ha aggiunto, vanno "portate avanti con gradualità, in modo consapevole e senza mettere a rischio la stabilità finanziaria". Maggiori indicazioni arriveranno comunque dal Def che - ha detto Tria - verrà presentato domani.

Secondo le stime diffuse oggi dall'associazione dei commercianti la crescita rallenta e la manovra rischia è destinata a pesare non poco sui conti pubblici. Secondo l'Ufficio studi Confcommercio, il 2018 potrebbe chiudersi con un aumento del Pil dell'1,1 per cento e il 2019 dell'1,0 per cento. con un taglio di un decimo di punto le precedenti stime su entrambi gli anni. I consumi crescerebbero dello 0,9 per cento quest'anno e dello 0,8 per cento l'anno prossimo, sempre che, ha spiegato il direttore del Centro studi dell'associazione, Mariano Bella, nel 2019 non scattino le clausole di salvaguardia.

Confcommercio ha poi svolto una simulaizone sui possibile effetti della manovra gialloverde. In particolare, la riforma della Fornero costerebbe 5 miliardi, la mini flat tax altri 5 e la fase uno del reddito di cittadinanza ancora 5 miliardi; la maggiore spesa per interessi vale 2,2 miliardi per un totale di 17,2 mld. La pace fiscale, che non impatta sul saldo strutturale, avrebbe un costo di altri 5 miliardi di euro. Se a queste spese - che rappresentano il 2,6% del rapporto deficit/Pil - si aggiungono 2 decimi di punto di Pil di spese non differibili (come ad esempio le missioni militari) la proiezione possibile di indebitamento/Pil sarebbe del 2,8%.

MANOVRA, TORNA LA LOTTERIA DEGLI SCONTRINI
Intanto si lavora ancora alla Manovra. Tra le ipotesi vaglio spunta anche quella di rilanciare la lotteria degli scontrini, immaginata già nella scorsa legislatura e mai diventata operativa. La lotteria, nelle intenzioni, scatterebbe dal 1 gennaio 2020, legata all'avvio da luglio 2019 degli scontrini e dei corrispettivi. Confermata anche, da gennaio 2019 l'obbligo di fattura elettronica tra privati.

M5S: POSSIBILE TESORETTO DA 1,5 MLD DA CONTI DORMIENTI
Nelle stesse ore il Movimento 5 Stelle avrebbe puntato un potenziale bacino di risorse molto ingente. Si tratta dei proventi dei cosiddetti rapporti dormienti, prevalentemente conti non movimentati per almeno dieci anni e poi trasferiti nelle casse dello Stato. Un salvadanaio da oltre 1,5 miliardi che il Movimento intende utilizzare per risarcire i risparmiatori truffati negli ultimi crac bancari. La gestione dei questi fondi è appannaggio della Consap che raccoglie le domande di rimborso da parte degli eventuali aventi diritto.