Economia

Il governo scopre le carte sul Def, lo spread torna a crescere

Euro in forte calo sotto quota 1,15. Tokyo in flessione con la fiammata dei rendimenti dei Treasuries Usa. Lavoro Usa: creati molti meno posti delle attese, pesa l'uragano Florence

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MILANO - Non si allenta la pressione sui titoli di Stato italiani. Le carte del governo in tema di politica economiche sono state finalmente scoperte ieri sera, quando la nota di aggiornamento è stata inviata alle Camere e resa pubblica dal Ministero dell'Economia. Tra i numeri che ancora mancavano all'appello uno dei più attesi riguardava le previsioni di crescita: l'esecutivo prevede che il prossimo anno il Paese cresca dell'1,5%, con un +0,6% legato agli interventi che inserirà in manovra. Il governo prevede inoltre di sospendere lo sforzo di aggiustamento del deficit strutturale, l'indebitamento netto depurato degli effetti del ciclo economico e delle una tantum utilizzato come riferimento da Bruxeles per valutare i conti pubblici, fino al 2021 incluso. Lo spread torna a salire dopo la tregua di ieri e verso fine seduta si posiziona a 284 punti con il rendimento del titolo decennale italiano al 3,41%. Sul rialzo dell differenziale pesa probabilmente anche la visita del presidente della Bce Mario Draghi al Quirinale, con l'ex governatore di Bankitalia che avrebbe espresso preoccupazione proprio sulle ultime conseguenze sul mercato del dibattito intorno alla Manovra.

Più dei nostri Btp a soffrire in giornata è l'euro: il biglietto verde è scambiato a 1,1501 per un euro dopo essere sceso in mattinata sotto la soglia di 1,15. Giornata negativa anche a Piazza Affari , che chiude perdendo l'1,3%, in linea con le altre Borse europee. Londra cede l'1,35%, Francoforte arretra dell'1,08%% e Parigi dello 0,95%. Male anche Tokyo, che ha chiuso in calo dello 0,8% pagando la fiammata dei rendimenti dei treasuries Usa, schizzati ai massimi da 7 sette anni al 3,23%.

Seduta a segno meno anche per Wall Street: alla chiusura delle contrattazioni in Europa il Dow Jones flette dello 0,62% mentre è più pesante il passivo del Nassaq, che arretra dell'1,19%. Il dato principe di giornata arriva proprio dagli Stati Uniti, dove sono stati creati 138mila posti di lavoro a settembre, molto meno dei 185mila attesi dagli analisti. A pesare è l'uragano Florence che ha colpito North e South Carolina costringendo migliaia di attività a chiudere. Il tasso di disoccupazione - calcolato su diversa base statistica - è comunque sceso al minimo dal 1969 con il 3,7%. I salari orari - attentamente monitorati perchè indicano l'assenza o meno di pressioni inflative - sono cresciuti dello 0,29% (o di 0,08 dollari) su base mensile a 27,24 dollari; le previsioni erano per un +0,3%. Su base annuale sono saliti del 2,8%, sopra il range tra 1,9 e 2,2% segnato dal 2012 in poi e oltre la media del 2% degli ultimi sei anni. I rendimenti sui Treasury sono saliti dopo i dati al 3,223%, ai massimi da maggio 2011, mentre quelli sui titoli a due anni al 2,893%, attestandosi ai livelli più alti dal luglio 2008.

Tra gli altri dati macroeconomici di giornata i prezzi alla produzione della Germania sono aumentati del 3,1 percento anno su anno ad agosto, dopo un aumento del 2,9 percento registrato a luglio. In Italia l'Istat ha evidenziato dati positivi sul commercio al dettaglio ad agosto ma un rallentamento complessivo della crescita dell'economia nella propria nota mensile.

Torna a crescere il petrolio dopo la pausa di ieri seguita ai forti rialzi dei giorni precedenti: i contratti sul greggio Wti guadagnano 53centesimi a 74,76 dollari al barile. Il Brent sale di 19 centesimi a 84,87 dollari al barile. Oro in crescita, a 1201 dollari l'oncia.