Economia

Spread, quando Grillo e il M5s dicevano che era pericoloso

Nel 2011, in una lettera all'allora presidente Giorgio Napolitano, il fondatore del Movimento 5 Stelle chiedeva un intervento del capo dello Stato per salvare il Paese dall'impennata dello spread

1 minuti di lettura
MILANO - Correva l'anno 2011 e sul balcone di Palazzo Chigi si affacciava Silvio Berlusconi. In quell'estate calda lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi era volato oltre i 500 punti base, un livello ingestibile per un Paese come l'Italia carico di debiti. E a tuonare contro i governanti chiedendo al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di intervenire per salvare le banche e gli stipendi pubblici era niente meno che l'anima del Movimento 5 stelle, il comico Beppe Grillo.

"L'Italia è vicina al default - scriveva Grillo sul blog il 30 luglio 2011- i titoli di Stato, l'ossigeno (meglio sarebbe dire l'anidride carbonica) che mantiene in vita la nostra economia, che permette di pagare pensioni e stipendi pubblici e di garantire i servizi essenziali, richiedono un interesse sempre più alto per essere venduti sui mercati. Interesse che non saremo in grado di pagare senza aumentare le tasse, già molto elevate, tagliare la spesa sociale falcidiata da anni e avviare nuove privatizzazioni. Un'impresa impossibile senza una rivolta sociale".

E ancora: "Il Governo è squalificato, ha perso ogni credibilità internazionale, non è in grado di affrontare la crisi che ha prima creato e poi negato fino alla prova dell'evidenza. Le banche italiane sono a rischio, hanno 200 miliardi di euro di titoli pubblici e 85 miliardi di sofferenze, spesso crediti inesigibili. Non sono più in grado di salvare il Tesoro con l'acquisto di altri miliardi di titoli, a iniziare dalla prossima asta di fine agosto. Ora devono pensare a salvare se stesse".

"Lei - scriveva Grillo all'allora capo dello Stato - ha il diritto-dovere di nominare un nuovo presidente del Consiglio al posto di quello attuale. Una figura di profilo istituzionale, non legata ai partiti, con un l’unico mandato di evitare la catastrofe economica e di incidere sulla carne viva degli sprechi. Gli italiani, io credo, sono pronti ad affrontare grandi sacrifici per uscire dal periodo che purtroppo li aspetta, ma solo a condizione che siano ripartiti con equità e che l’esempio sia dato per primi da coloro che li governano". "Credo che lei concordi con me che con questo governo l'Italia è avviata al fallimento economico e sociale e non può aspettare le elezioni del 2013 per sperare in un cambiamento".

Oggi il vice premier e uomo di punta del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, minimizza gli effetti dello spread, in linea col suo sodale della Lega, Matteo Salvini.  "Questa storia dello spread a 400 è solo un modo per terrorizzare i cittadini", sostiene Di Maio, dimenticandosi, ora che è lui ad affacciarsi al balcone di Palazzo Chigi, di quanto predicava il suo mentore Beppe Grillo.