MILANO - Qualcosa sparisce subito e qualcosa (forse) arriverà più avanti. Nel condono gialloverde a porte girevoli, escono i punti oggetto dello scontro degli ultimi giorni, in primis la possibilità - per chi aderisce alla nuova dichiarazione integrativa - di escludere la punibilità per i reati di ricilaggio e autoriciclaggio e quella di far emergere anche i capitali nascosti all'estero, e potrebbe entrare in sede di conversione in Parlamento il saldo e stralcio per i debiti con il Fisco per i contribuenti in particolari difficoltà economiche.
È questa la sintesi trovata nel lungo pomeriggio a Palazzo Chigi apertosi prima con un faccia a faccia Conte-Di Maio-Salvini e proseguito poi con il consiglio dei ministri che ha dato il semaforo verde al testo definitivo. Testo definitivo che perde per strada i punti all'origine dello scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle e specifica altre novità: il tetto di reddito che sarà possibile "aggiungere" attraverso la dichiarazione integrativa si fermerà a 100 mila euro per singolo anno di imposta ma varrà "non per imposta", quindi non sarà cumulabile. E, stando sempre a quanto dichiarato, appare eslcusa anche la non punibilità inizialmente prevista per dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva. "A scanso di equivoci abbiamo anche valutato che tutto sommato poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, che avrebbe consentito di stimolare contribuenti ad aderire ma avrebbe dato un segnale di fraintendimento, quindi non ci sarà nessuna causa di non punibilità", ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Inalterate invece le altre tre gambe del provvedimento. Il primo filone riguarda lo stralcio integrale delle cartelle sotto i mille euro relative al periodo compreso tra il 2000 e il 2010. Il secondo ripropone di fatto una terza "edizione" della rottamazione delle cartelle già varata da Renzi e Gentiloni, prevedendo però un meccanismo di rateizzazione più favorevole. La misura riguarda i debiti col Fisco già accertati, o relativi comunque a redditi dichiarati per cui però non erano state pagate le imposte. L'ultimo capitolo riguarda invece le liti tributarie e prevede la possibilità di poter estinguere il procedimento pagando solo il 50% di quanto dovuto, per interromperlo dopo il primo grado, o il 20% per evitare la Cassazione.
È questa la sintesi trovata nel lungo pomeriggio a Palazzo Chigi apertosi prima con un faccia a faccia Conte-Di Maio-Salvini e proseguito poi con il consiglio dei ministri che ha dato il semaforo verde al testo definitivo. Testo definitivo che perde per strada i punti all'origine dello scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle e specifica altre novità: il tetto di reddito che sarà possibile "aggiungere" attraverso la dichiarazione integrativa si fermerà a 100 mila euro per singolo anno di imposta ma varrà "non per imposta", quindi non sarà cumulabile. E, stando sempre a quanto dichiarato, appare eslcusa anche la non punibilità inizialmente prevista per dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva. "A scanso di equivoci abbiamo anche valutato che tutto sommato poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, che avrebbe consentito di stimolare contribuenti ad aderire ma avrebbe dato un segnale di fraintendimento, quindi non ci sarà nessuna causa di non punibilità", ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.